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“Un insulto alla Turchia”

GENOCIDIO ARMENO/IRA DI ERDOGAN DOPO LA RISOLUZIONE DELLA CAMERA USA


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WASHINGTON. “Questa accusa è il più grande insulto alla nostra nazione”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è furibondo dopo che la Camera Usa ha approvato quasi all’unanimità, proprio nel giorno della festa nazionale turca, una risoluzione che riconosce formalmente il genocidio armeno per mano dell’impero ottomano durante la prima guerra mondiale. Una risoluzione affiancata da un’altra, passata a larghissima maggioranza, che chiede a Donald Trump di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai suoi dirigenti per l’offensiva nella Siria settentrionale contro i curdi, alleati degli Usa. Un doppio schiaffo bipartisan che mette in imbarazzo non solo il sultano, a due settimane dalla visita alla Casa Bianca, ma anche Trump, che sta facendo di tutto per salvare l’alleanza con il riottoso alleato Nato dopo la fragile tregua in Siria. “Questa risoluzione non ha alcun valore, non la riconosciamo”, ha replicato Erdogan, mentre l’ambasciatore americano ad Ankara David Satterfield veniva convocato al ministero degli Esteri per vedersi contestare una misura “priva di qualsiasi base storica o legale”. “Un voto senza alcuna validità”, ha rincarato il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu, definendolo una vendetta per il raid turco in Siria. Un voto “storico” invece per il premier armeno Nikol Pashinian, che ha ringraziato per questo “passo audace verso la verità e la giustizia storica che conforterà milioni di discendenti dei sopravvissuti al genocidio”. La risoluzione della ‘House’ sul genocidio armeno, la prima in 35 anni (nel 1984 ne fu approvata una simile), segue quella di una trentina di Paesi - tra cui l’Italia - e di 49 dei 50 Stati Usa, dove vivono due milioni di americani di origine armena. Il testo, approvato tra gli applausi con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari), invita a “commemorare il genocidio armeno” e a “rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione”. “Una delle più grandi atrocità del XX secolo”, ha commentato la speaker Nancy Pelosi. “In questo modo onoriamo la memoria delle vittime e diciamo ‘mai più”, ha twittato l’ex vicepresidente Joe Biden, frontrunner dei democratici nella corsa alla Casa Bianca. Secondo le stime, tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi dalle truppe dell’impero ottomano, ma Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile. Nell’aprile 2017, pochi mesi dopo

l’insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump aveva definito il massacro degli armeni “una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo”, senza usare il termine genocidio. Ma bastò a suscitare l’ira della Turchia. Barack Obama, prima di essere eletto nel 2008, si era impegnato a riconoscere il genocidio armeno ma non lo fece. Troppi i timori di irritare il prezioso alleato Nato, che intanto faceva lobbying su Washington. Ora sulle due risoluzioni dovranno esprimersi il Senato e poi il presidente, che si era affrettato a revocare le blande sanzioni ad Ankara con l’annuncio della tregua in Siria. Ma il Congresso ha deciso di sfidare la Turchia e, nello stesso tempo, Trump, in un raro momento di unità bipartisan sullo sfondo della battaglia per l’impeachment.

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