top of page

Un killer senza scrupoli e freni

DALL’ORDINANZA DEL GIP EMERGE LA BRUTALITÀ DEL DELITTO. UN VOCALE ALL’AMICA: L’HO UCCISA



di Alessandro Cori e Tommaso Romanin

BRESCIA. Chiara Gualzetti, 16 anni tra meno di un mese, è stata uccisa da un killer con “mancanza di scrupoli, freni inibitori, di motivazioni e segnali di resipiscenza”. E che inizialmente ha tentato di depistare le indagini. Un killer della sua stessa età, che lei credeva amico e di cui si era invaghita, che dopo aver ucciso Chiara con “estrema violenza e determinazione”, colpendola ripetutamente con coltellate al collo, al petto e alla gola, e infine prendendola anche a calci, ha mandato messaggi vocali “dal tenore inequivoco” a un’altra amica “cui raccontava quello che aveva commesso”. In altre parole, una confessione. Dall’ordinanza del Gip del Tribunale per i minorenni, Luigi Martello, emerge tutta la brutalità di un delitto che ha sconvolto la comunità di cinquemila anime di Monteveglio, in Valsamoggia, nel Bolognese. Il killer adolescente (“incapace di autocontrollo”), domenica mattina, dopo l’aggressione, ha abbandonato il corpo di Chiara tra i cespugli, non lontano dalla casa dove la ragazzina viveva con i suoi genitori e dove mercoledì sera centinaia di persone hanno terminato la fiaccolata organizzata per ricordare la sua giovane vita spezzata. Per il Gip, che ha motivato l’applicazione della custodia cautelare in carcere per il rischio di reiterazione del reato, il sedicenne accusato dell’omicidio “al momento appare capace di intendere e di volere” soprattutto rispetto “a un reato il cui concetto illecito è di immediata percezione”. E ciò anche nel caso di “eventuali problemi psicologici, quali in effetti e precedentemente ai fatti già occasionalmente emersi”. Il giudice parla di “vita regolare costantemente condotta”, di “ambiente familiare sostanzialmente adeguato”, “studi positivamente frequentati” e dei “lucidi e freddi tentativi di nascondere le tracce del delitto e di negare le responsabilità”. Il ragazzino, che spesso utilizzava delle lenti a contatto rosse per immedesimarsi in un personaggio di una serie Tv, Lucifer, e che negli interrogatori ha ribadito più volte di una “presenza demoniaca” che lo spingeva alla violenza, aveva fatto tre incontri con uno psicologo ed era in programma una visita con un neuropsichiatra, rimasta solo fissata in calendario. Il suo fermo è stato convalidato ieri dal giudice perché sussiste il pericolo di fuga. Non solo per la gravità del fatto, ma soprattutto perché inizialmente ha tentato di depistare, negando ogni res ponsabilità, dicendo che Chiara dopo essersi incontrata con lui aveva un appuntamento con una altro giovane: inoltre ha nascosto i vestiti sporchi di sangue, ha lavato le scarpe ed il coltello, cancellando immagini e messaggi dal cellulare. Ha ammesso le sue responsabilità, solo a fronte di elementi di accusa “di eccezionale rilevanza”. Nella decisione del giudice conta anche la personalità dell’indagato “incline a seguire i propri impulsi emotivi”. La morte di Chiara, in attesa delle risposte definitive che potrà fornire solo l’autopsia fissata per oggi pomeriggio, secondo gli inquirenti risale attorno alle 10 del 27 giugno. Poco prima, come riportano le immagini delle telecamere di sorveglianza mostrate dal Tg1 (ora agli atti dell’inchiesta), Chiara e il giovane indagato si abbracciano, fermi davanti all’abitazione della 16enne. La ragazzina a un certo punto corre verso il cancello di casa, probabilmente per dire ai genitori che tornerà presto e poi esce dall’inquadratura allontanandosi insieme all’amico, che meno di un chilometro più su, verso la collina, l’avrebbe assassinata. “Io mi affido alla giustizia, io ho fede nella giustizia, io voglio giustizia per mia figlia”, le parole della mamma di Chiara, piombata in un incubo reale che ha distrutto due famiglie.

コメント


bottom of page