Unicredit promette 16mld ai soci
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Banche/Le linee strategiche puntano a dare stabilità al gruppo al 2024. Forte la spinta sul digitale
di Fabio Perego

MILANO. Focus sulle aree geografiche (Italia, Germania, Europa centrale ed Europa orientale), forte spinta su digitale e soprattutto un nuovo modello di business per una forte generazione organica di capitale in grado di garantire una remunerazione degli azionisti significativamente maggiore (3,7 miliardi nel 2022 sul 2021 tra dividendo cash e riacquisto di azioni) e in progressiva crescita pari ad almeno 16 miliardi di euro in arco di piano. Le linee strategiche al 2024 di Unicredit targate Andrea Orcel, a 8 mesi dal suo insediamento, puntano a dare stabilità al gruppo nel lungo periodo, non escludendo M&A, come opzione per usare il capitale in eccesso, se sono strategiche e danno redditività. Con uno sguardo, in questo senso, anche all'Italia che "è' un mercato profittevole". "La nostra rete paneuropea di 13 banche leader e la pluralità di talenti interni al gruppo saranno unite da una comune ragion d'essere: dare alle nostre comunità le leve per il progresso", spiega da subito l'ex banker di Ubs. E in questo quadro la digitalizzazione sarà una delle leve principali. Il gruppo infatti finanzierà questa trasformazione con un aumento della spesa complessiva, 2,8 miliardi totali nel triennio del piano, con chiare priorità strategiche. In programma ci sono 2.100 assunzioni nette nel Digital & Data, per un totale di 3.600 nuove assunzioni nette, incluse 1.500 nel business. Di queste 900 saranno in Italia, 300 in Europa Centrale e in Europa Orientale, 200 in Germania e 100 nelle funzioni di controllo. Previsti però anche tagli. In Italia la "manovra in termini di efficienza riguarderà "950" posti di lavoro (Ftes) "principalmente concentrati nelle funzioni centrali" con la possibilità di uscite "su base volontaria", riporta la comunicazione inviata dal gruppo ai sindacati e Abi secondo cui "si terrà conto delle circa 200 adesioni già raccolte nel precedente piano". Comunque i 600 milioni di costi una tantum che verranno contabilizzati nel quarto trimestre "suggeriscono circa 3.000 esuberi" a livello di gruppo, scrivono gli analisti di Kepler Cheuvreux. I sindacati plaudono alla strategia disegnata da Orcel. "Per la prima volta c'è un vero piano di rilancio del gruppo, un piano di crescita che si basa su ritorni economici solidi e sostenibili, con una prospettiva temporale non di corto termine", riassume il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni che su il tema degli esuberi dice "vale sempre il concetto di una assunzione ogni due uscite volontarie". Sugli stessi toni il segretari di Uilca, Fulvio Furlan, di Unisin, Emilio Contrasto e di First Cisl Riccardo Colombani che sottolinea come ora sia "indispensabile il confronto". Ma è anche il mercato ad apprezzare con il titolo che torna sui livelli pre covid (+10,8% a 12,8 euro a fine giornata). "L'impegno sui dividendi e sul buyback è di circa il 30% superiore a quanto atteso e implica che più del 60'% della capitalizzazione di mercato verrà restituita agli azionisti entro il 2024. Il movimento del titolo sta tutto qui", commentano gli analisti di Exane Bnp Paribas. Il piano di remunerazione "è superiore alle attese del mercato e questo rappresenta la principale sorpresa positiva per il mercato", afferma Citi, che giudica "nel complesso realistico" l'obiettivo di un utile netto di 4,5 miliardi nel 2024" rispetto ai 3,3 miliardi attesi per quest'anno. Nelle pieghe del piano è previsto anche un aumento i ricavi netti dagli oltre 16 miliardi di fine 2021 ad oltre 17 miliardi mantenendo un Cet1 di almeno il 12,5-13%. Il gruppo metterà inoltre al servizio di tutte le quattro macro aree geografiche in cui opera due fabbriche prodotto centralizzate che si chiameranno Corporate Solutions e Individual Solutions. Mentre nell'ambito della sostenibilità ha in programma un investimento di 100 milioni per la parità retributiva. Focus anche sul business assicurativo con la partnership che resta il modello "giusto al momento", anche se non è da escludere nel futuro la via dell'internalizzazione
















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