Unicredit vola con tre miliardi di utile
- direzione167
- 5 giu 2022
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L’istituto archivia i primi nove mesi dell’anno con un risultato che batte le stime. Chiusa la finestra con MPS

di Fabio Perego
MILANO. Unicredit continua a macinare utili e archivia i 9 mesi con un risultato che si avvicina ai 3 miliardi dopo un terzo trimestre che oltrepassa il miliardo e batte anche le stime. Un trend che consente di aggiornare la guidance sull'anno con ricavi attesi a 17,5 miliardi e un utile sottostante oltre i 3,7 miliardi. Ma a tenere banco è sempre la vicenda Mps che viene circostanziata anche nella call con gli analisti in più di un passaggio. La sostanza è che "non farà parte della nostra strategia futura" dice Andrea Orcel ribadendo che "la finestra che si era aperta per un accordo ora per noi è chiusa". Se ce ne fosse ancora bisogno il ceo mette così un punto definitivo. Una "chiusura" che allarma il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni perché "non ci sono alternative" se non Apollo che "è un fondo speculativo e che non avrebbe un atteggiamento morbido per quanto riguarda i dipendenti". Sulla vicenda parla per la prima volta anche il ministro dell'Economia, Daniele Franco. La rottura - spiega - è stata provocata dal "divario tra ciò che Unicredit desiderava ottenere e quello che come governo eravamo disposti a dare. Il divario era sull'entità dell'aumento di capitale e sul valore del ramo d'azienda". Ma il ministro non sembra preoccupato. "Nell'immediato - afferma - abbiamo chiesto una proroga a Bruxelles, in modo da avere tempo per procedere senza fretta in modo adeguato. Pensiamo che esploreremo ulteriori possibilità, ove non vi fossero continueremo a gestire Mps come azionisti, cercando di far sì che diventi efficiente e solida". Il focus però di Unicredit è cambiato ed è il piano che sarà svelato al mercato il prossimo 9 dicembre. "Il maggior valore che possiamo creare è dal punto di vista organico e questo è stato, e rimane, il nostro obiettivo incrollabile", spiega il banker. "Fin dall'inizio del mio mandato, la mia ambizione per UniCredit è stata chiara: fornire - sottolinea - una crescita redditizia corretta per il rischio con l'obiettivo principale di ottenere rendimenti sostenibili al di sopra del costo del capitale per tutto il ciclo". Per compiere questi passi Orcel ha accelerato sulla semplificazione che sarà una delle colonne portanti del nuove strategie insieme alla digitalizzazione. "UniCredit non è la stessa banca di sei mesi fa", rileva lo stesso manager in un messaggio a colleghi in cui evidenzia che sono stati fatti "passi in avanti fenomenali" ma che si è "soltanto all'inizio del percorso" di trasformazione dell'istituto che messa alla spalle "la fase di ristrutturazione e ora "muove verso la crescita", dice poi agli analisti. Una svolta che non deve necessariamente passare per una M&A. Il pensiero sul tema da parte dell'ex Ubs resta sempre lo stesso. Le fusioni possono essere un acceleratore delle strategie ma non sono la priorità. E per divenire tali devono "creare valore per tutti gli azionisti", a cui peraltro vanno restituiti "livelli di capitale interessante, ed essere a "giuste a condizioni". Se dunque questi presupposti dovessero esserci allora una M&A in Italia verrebbe valutata con l'obiettivo di far crescere la rete. Ma ora la direzione è un'altra tanto che Orcel guarda con un certo scettiscismo anche alle dta che secondo le intenzioni della norma estesa al 2022 dovrebbero favorire i merger nel settore. "Ho una visione diversa dal mercato - dice - e non le vedo come un acceleratore". Il ceo non guarda neanche a fabbriche prodotto ne tantomeno crede alle fusioni tra istituti di credito e assicurazioni. Una cosa però l'ha chiara: l'Italia e la sua rete sono centrali nello scacchiere del gruppo e per questo deve e può crescere ancora. E va in questa direzione l'annunciata riorganizzazione che prederà forma a partire dal 13 dicembre. Fronte conti, quel che è emerge è una chiara redditività che è visibile anche sui quarto trimestre. L'andamento del periodo giugno-settembre è figlio di una robusta performance commerciale che ha spinto i ricavi a 4,4 miliardi, con buone indicazioni dalle commissioni (1,7 miliardi, +12,5% anno su anno) e un margine di interesse positivo (2,3 miliardo, +3,1% trimestre s trimestre). A questo si aggiunge un costo del rischio a 27 punti base per una migliore qualità dell'attivo e un impatto limitato dal quadro normativo avverso. Confermati, infine, gli ottimi livelli di capitale e liquidità (Cet1 ratio fully loaded al 15,5%, Cet1 MDA buffer fully loaded a 647 punti base).
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