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Veleni nell’assemblea M5S

MA PARTE ROAD MAP CONGRESSE. CRIMI PROPONE 3 STRADE E BACCHETTA LE TENSIONI


di Michele Esposito



ROMA. Piccoli passi avanti nella guerra permanente interna al M5S. L’assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento non tradisce le attese e si rivela come un complicato intreccio di veti, veleni, accuse più o meno velate. Ma, dopo giorni di silenzio, il capo politico Vito Crimi , tenta di imprimere un’accelerazione alla road map che porterà il Movimento alla sua rifondazione presentandosi di persona alla riunione e mettendo sul tavolo tre scenari: un capo politico unico da votare subito in rete, una leadership collegiale sempre votabile al più presto su Rousseau e un percorso che porterà a un Congresso vero e proprio. Di fronte, Crimi si trova una platea che chiede da tempo la terza ipotesi ma la sua attuabilità non è così facile. I tempi sono stretti e, come spiega lo stesso Crimi, “il livello più urgente è quello della governance”. L’impressione è che, nella galassia M5S, la confusione resti. La congiunta è preceduta da una serie di incontri, informali, dei diversi gruppuscoli in cui è diviso il Movimento post-Regionali. C’è chi ha pronto un documento per chiedere un rinnovamento radicale delle strutture sul territorio. Chi, come i parlamentari della mozione Parole Guerriere, anche in assemblea si scaglia contro “i caminetti segreti” in cui - questa l’accusa - si nascondono spesso i quesiti posti sulla piattaforma Rousseau. Chi, ancora, è pronto a puntare il dito direttamente contro Davide Casaleggio, finito ormai nel mirino di buona parte dei parlamentari dopo la mail antimorosi. Ad agitare il clima c’è poi l’apertura del procedimento disciplinare nei confronti degli eletti che hanno fatto campagna per il No al referendum. Un gruppo di dissidenti che, da Andrea Colletti a Elisa Siragusa, non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia. Ma è Crimi a portare le principali novità ai parlamentari del Movimento. Ai quali propone tre scenari, ben consapevole che è il terzo, ovvero il percorso congressuale, ad essere il preferito di gran parte dei parlamentari. Crimi non vuole passare come “l’uomo solo al comando” ma come un mediatore e, in fondo, le sue proposte mediano anche tra i due centri di potere del M5S: la Roma dei gruppi parlamentari e la Milano della Casaleggio Associati. “Chiedevate un percorso dal basso ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul blog con una decisione”, spiega il capo politico all’assemblea. Ponendo tuttavia un punto non da tutti condiviso: il tema più urgente è la governance, poi, in passaggi successivi verranno affrontati i mille rivoli del caos del Movimento. L’assemblea rumoreggia. I primi interventi sono tutti per la terza strada indicata da Crimi, quella degli Stati Generali. Strada che, nella strategia dei vertici, dovrebbe partire entro il 15 ottobre e prevedere due livelli: assemblee territoriali che propongano l’agenda dei temi e l’istituzione una commissione di circa 10 persone, composta da parlamentari, eurodeputati ed eletti locali che formuli i documenti su cui avviare la consultazione in Rete. Perché è online, ovvero su Rousseau, che alla fine gli iscritti voteranno il nuovo modello di leadership. La riunione dei gruppi - tra i ministri presenti Fabiana Dadone e Federico D’Incà - invece, non prevede votazioni ma i parlamentari, sulle tre ipotesi messe in campo da Crimi, saranno consultati via mail. Lunedì il capo politico vedrà prima i rappresentanti regionali del M5S e poi la squadra di governo. La road map, insomma, è iniziata. Ma le acque restano agitate. E resta il rebus di un Alessandro Di Battista ma i così lontano dai vertici del M5S. Movimento che, al di là dell’esigenza di riorganizzazione, continua a registrare un tutti contro tutti. “Il Paese chiede altro. La stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi usiamola per parlare di come dovremmo spendere i 209 miliardi del Recovery fund”, è la bacchettata di Crimi. Difficile che verrà ascoltato. Le punzecchiature, anche nel giorno dell’assemblea, non mancano. Come quella del presidente della Camera Roberto Fico, che in mattinata dice basta “alle battaglie intestine” ma sottoliena come alcuni “problemi del M5S derivino da un verticismo troppo spinto”.

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