Verso il mix di Quota 102
- direzione167
- 5 giu 2022
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GOVERNO/IL NODO COSTI PER LE PENSIONI, SUL TAGLIO DELLE TASSE AL VAGLIO IRPEF E IRAP

di Serenella Mattera
ROMA. L’uscita anticipata dal lavoro con Quota 102 nel 2022 e nel 2023 e il passaggio a Quota 104 nel 2024. O un meccanismo più graduale, con Quota 102 nel 2022, Quota 103 nel 2023, Quota 104 nel 2024. Su queste soluzioni sono in corso, in queste ore, le simulazioni del governo. Si prova a trovare un’intesa in maggioranza e con i sindacati sul meccanismo “graduale” di ritorno al sistema ordinario di pensionamento previsto dalla legge Fornero. E’ al vaglio un mix di misure, per tutelare le categorie più fragili. Tratta la Lega, disposta a un compromesso. E tratta Draghi, alla ricerca della soluzione più sostenibile ed efficace. Con due paletti ben precisi, però: bisogna allontanarsi dal sistema delle quote, più volte bocciato anche dall’Europa, e non far lievitare troppo le risorse ad ora previste per le pensioni in legge di bilancio, con soli 600 milioni nel 2022. Il presidente del Consiglio da Bruxelles stoppa qualsiasi tentazione di Matteo Salvini di alzare la posta, chiedendo di mantenere quota 100 almeno per alcune categorie. “Non concordavo” con quella misura, dice lapidario. Ma sul tavolo del Consiglio dei ministri sul Documento programmatico di bilancio, martedì, il ministro dell’Economia Daniele Franco ha messo una proposta attorno a cui si lavorerà da qui alla prossima settimana (il Cdm sulla manovra potrebbe tenersi martedì 26). C’è chi la definisce “la gabbia di Franco”, come a dire che molto oltre il perimetro indicato non si può andare. Per ora il confronto è a un livello tecnico, poi un colloquio di Draghi con Salvini (se lo aspetta il leghista) e una nuova cabina di regia del governo (possibile anche un incontro con i sindacati, che sono contrarissimi al meccanismo di quote) dovrebbero tirare le fila a inizio settimana. Le soluzioni, dunque. Tra le opzioni al vaglio del ministero dell’Economia c’è il mix delle tre “quote” 102, 103 e 104. Con in più un rafforzamento, su cui è forte la spinta del Pd, dell’Ape social per i lavori gravosi alle categorie individuate dalla commissione Damiano. Al momento resterebbe l’intenzione di non rinnovare Opzione donna, lo strumento di flessibilità per le lavoratrici, ma non è detto che venga ripristinato per rimediare al fatto che le quote penalizzino le donne. Negli auspici dei Dem, ci sarebbe anche l’ipotesi di abbandonare del tutto il sistema quote, sposando magari la proposta Tridico di uscita a 63 di età con il minimo contributivo calcolato secondo criteri attuariali, per poi arrivare alla pensione piena a 67 anni. Ma non sembra questa l’idea della Lega. Chi per Salvini sta trattando in queste ore ai tavoli tecnici, starebbe proponendo almeno per due anni quota 102, con uscita a 64 anni di età e 38 di contributi. E in aggiunta un mix di misure che potrebbero andare dall’estensione del contratto di espansione - che incentiva anche il ricambio generazionale - per le piccole aziende sotto i 100 dipendenti, a una maggiore flessibilità per alcune categorie, come i lavoratori precoci e gli operai. Su tutte queste misure però sono in corso simulazioni sui costi, dal momento che per il governo resta il vincolo di finanza pubblica. Prosegue intanto il pressing dei partiti per estendere il Superbonus almeno fino a tutto il 2023 anche alle villette, ma i costi della misura sarebbero molto alti. E il Pd insiste sul bonus facciate, ad ora escluso dalla manovra ma che potrebbe rientrare con una percentuale al 70%, non più al 90%. L’altro grande capitolo ancora aperto della manovra è quello delle tasse: come utilizzare gli 8 miliardi stanziati in manovra. Il tema è così spinoso che circola l’ipotesi che per ora le risorse siano destinate ad un apposito fondo e poi si intervenga nel corso dell’esame parlamentare della legge di bilancio a definire con un emendamento quale sarà la destinazione da gennaio 2022.
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