Via al rallentamento leggero dei tassi
- direzione167
- 5 giu 2022
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La presidente della Bce Lagarde segue la Federal Reserve sulla strada del «tapering»

di Domenico Conti
ROMA. I tassi nell'area euro non salgono nel 2022, a dispetto di quanto promette la Fed e quanto ha fatto ieri la Bank of England. Ma la Bce dice addio (con riserva) al programma pandemico che tanto ha sostenuto l'Italia, e gli acquisti di debito che tengono a bada lo spread da sette anni continueranno a ridursi progressivamente. Stretta da una parte dall'impennata dell'inflazione e dall'altra da una ripresa meno robusta che negli Usa con i nuovi rischi della nuova variante Omicron, la Banca centrale europea segue la Federal Reserve sulla strada del 'tapering', la ritirata graduale dal sostegno del quantitative easing. Ma con molta cautela, memore di quanto gli investitori siano pronti a liberarsi dei bond a qualunque segnale di minor sostegno ai Paesi più indebitati come l'Italia. Con le misure annunciate dalla presidente Christine Lagarde, col suo vice Luis de Guindos collegato telefonicamente dopo aver contratto una forma lieve di Covid-19, la Bce ha smentito le voci che parlavano di un rinvio di una decisione attesa da mesi. Troppe le incertezze, da Omicron all'inflazione alle stelle che ha spinto Francoforte a rivedere al rialzo l'inflazione per la quarta volta consecutiva: al 2,6% (da 2,2% di settembre) nel 2021 e al 3,2% nel 2022, quasi il doppio dell'1,7% di appena tre mesi fa. Lagarde sembra aver abbandonato - seguendo in parte il presidente della Fed Jay Powell - il mantra dell'inflazione transitoria. Ma le nuove stime indicano, per il 2023 e 2024, una frenata dei prez- zi all'1,8%. Un dettaglio di peso, che le consente di dire che nonostante i "progressi" verso l'obiettivo del 2% "ancora non ci siamo". E, soprattutto, offre la sponda per ribadire che è "molto improbabile" che i tassi salgano nel 2022. Quell'1,8%, però, è molto vicino al 2%. Ed è proprio l'avvocata francese a riconoscere non solo che l'economia europea "è più resiliente" rispetto agli inizi del Covid, ma anche che le stime, pur in uno scenario atteso di stabilizzazione dei prezzi petroliferi, presentano "rischi al rialzo". È un cambiamento notevole rispetto al passato recente, ed è ciò che ha probabilmente spinto la Bce ad essere un po’ più 'falco’ di quanto si attendessero molti investitori. Continuerà a ridurre il ritmo mensile degli acquisti di debito col programma per l'emergenza pandemica (Pepp), scendendo a circa 40 miliardi nel primo trimestre 2022 (dai circa 60-70 attuali), per poi terminare il Pepp a fine marzo. Per compensare questa graduale riduzione di una 'stampellà che da anni sorregge i Paesi più fragili dell'euro, la Bce porterà gli acquisti con il programma 'App' (lanciato da Draghi a novembre 2019) da 20 a 40 miliardi fra aprile e giugno, poi 30 fra luglio e settembre, per poi tornare a 20 miliardi, mantenendo questo ritmo finché sarà necessario. I mercati puntavano su 40 miliardi almeno fino a settembre: ecco perché il pacchetto ha "il sapore di una Bce più hawkish" - come spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte - e ha fatto alzare i tassi e aumentato la pendenza della curva dei rendimenti, allargando lo spread Btp-bund a circa 132 punti base. Nessuno scossone: perché sull'altro piatto della bilancia c'è che la Bce reinvestirà almeno fino al 2024 (prima era il 2023) i bond acquistati col Pepp, che potrà essere riattivato "se necessario a fronteggiare shock negativi" da pandemia. Inoltre l'App è 'openended', senza un termine prefissato, e "in condizioni di stress", la flessibilità del Pepp "rimarrà un elemento della politica monetaria", inclusa la possibilità di acquistare bond emessi dalla Grecia finora esclusi dall'App. Una cautela strappata con una decisione presa "a maggioranza molto larga", come ha spiegato Lagarde. La risposta dei 'falchi’ non si è fatta attendere, con regolari rumors di malcontento di qualche governatore. 4Per l'Italia, dopo un 2020 e 2021 con disavanzi interamente finanziati dalla Bce, l'impatto immediato è contenuto: le stime degli analisti indicano che Francoforte si metterà in pancia circa il 70% dei Btp nel 2022. Ma è il segnale che l'aria sta cambiando dalle parti delle banche centrali.
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