Zadie Smith, difendiamoci dall'imperialismo culturale americano
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
A Libri Come con 'La donna di Willesden'

ROMA, 12 MAR - "Sono convinta che il dovere di chi scrive in Europa sia difendersi dall'imperialismo culturale americano. Su twitter ci sono stati dei commenti negativi nei confronti di Adele perché era uscita per strada durante il carnevale indossando colori giamaicani, ma Adele è cresciuta a Notting Hill, in quel quartiere dove tutto si mescola. Trovo intollerabile esportare categorie nette che sono tipiche del modo di pensare americano". Lo ha detto la scrittrice Zadie Smith a Libri Come all'Auditorium Parco della Musica di Roma dove è venuta con 'La donna di Willesden' (Mondadori), che segna il suo debutto come drammaturga con la rivisitazione del 'Racconto della donna di Bath' di Geoffrey Chaucer. "Per quanti di noi hanno subito pregiudizi sul genere di appartenenza per me è chiaro che non si può essere squalificati in modo permanente, immutabile. Come se fosse una specie di fato. Come scrittrice e persona non mi va di appioppare questo stato permanente addosso agli altri. Se tu inchiodi una persona a quello che è pensando 'sei questo e lo sarai per sempre' è una cosa pericolosa. Le persone cambiano e nonostante questo, proprio per questo ci può essere giustizia a volte senza che lo sappiamo" ha detto la Smith stimolata dalle domande della scrittrice Claudia Durastanti. "Odio le riviste, sono il massimo dell'aberrazione e repressione nei confronti delle donne. Donne che se non sono state marginali, sono state al margine. È una idea anni Novanta meglio essere lontano dal centro. C'è più divertimento" ha spiegato la Smith, di padre inglese e madre giamaicana, che è cresciuta a Londra nel quartiere multietnico di Kilburn, da anni vive in America ed è diventata un caso editoriale a 23 anni con 'Denti bianchi'.
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