Zingaretti pressa il governo
- direzione167
- 5 giu 2022
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RENZI E 5S PER UN NUOVO PATTO. LEADER PD: “SUL RIMPASTO DECIDE CONTE”

di Serenella Mattera
ROMA. E’ il decreto sicurezza ad aprire la nuova stagione del governo. Il premier Giuseppe Conte, dopo un’ultima mediazione con i capi delegazione di maggioranza, porta in Consiglio dei ministri il provvedimento destinato ad archiviare la stagione salviniana. E avvia il percorso della manovra, con il varo della nota di aggiornamento al Def: è un passaggio ‘ponte’, in attesa di scrivere i cento progetti che accederanno ai fondi del Recovery, nell’ambito di un piano di “rinascita” e “rigenerazione del Paese” che non deve - sottolinea Conte - “deludere le attese”. Ma dal Pd Nicola Zingaretti, che nega di voler entrare nel governo, continua a incalzare per un cambio di passo nell’azione di governo: “E’ il tempo delle scelte, un salto di qualità”. E Matteo Renzi, che guida una pattuglia di senatori decisivi per i numeri della maggioranza, si spinge oltre: auspica una verifica e un rimpasto. Fonti di governo M5s aprono: scrivere un nuovo contratto sul programma potrebbe rafforzare il governo. Palazzo Chigi tace e Conte, che un rimpasto lo ha sempre escluso, con gli interlocutori si mostra prudente. Il premier si concentra in queste ore sul fronte Covid, che preoccupa per la risalita dei contagi. In serata riunisce i ministri rappresentanti i partiti di maggioranza e con loro discute delle norme del nuovo dpcm contro la pandemia. Sul tavolo c’è anche il nuovo decreto sicurezza sull’immigrazione, con le norme per superare i decreti Salvini ma anche due nuove disposizioni per una stretta ai violenti e agli spacciatori, dopo il caso dell’uccisione del giovane Willy Monteiro, fuori da una discoteca. Dopo le tensioni degli ultimi giorni tra Pd e M5s, alimentate anche dallo scontro su un provvedimento caro al M5s come il ddl Costa contro gli ecoreati, il tentativo è arrivare al via libera in Cdm senza strappi. Chi nel Movimento nutre più dubbi sull’allargamento delle maglie dell’accoglienza, avrebbe chiesto alcune correzioni “tecniche” a norme come quella che in sostanza reintroduce (se pure con altro nome) la protezione umanitaria. Una sintesi in Cdm, prima di un passaggio parlamentare tutt’altro che semplice, sembra possibile. Ma i Dem tengono fino all’ultimo alta la guardia: la modifica dei decreti sicurezza è il punto posto da Zingaretti in cima all’agenda del governo dopo le regionali. Dal ddl Terra mia contro gli ecoreati, che il Pd lamenta non essere stato condiviso e dunque rischia di non andare in Cdm, fino alla decisione sul dossier Aspi, è una settimana complicata quella che si apre per il governo (anche per le divisioni in maggioranza: su Aspi la linea della revoca, emersa come prevalente, viene osteggiata da Iv). Zingaretti torna a chiedere agli alleati di aprire una nuova stagione governando “da alleati” e definisce positiva l’uscita di Renzi, che chiede una svolta sulle idee. Ma il leader di Iv chiede un passo in più. Propone di riscrivere, ricontrattare l’agenda di governo. “Conte non si discute. Scelga lui le modalità”, dice l’ex premier. Lancia un segnale al M5s, invocando un “contratto” sul programma. E prova ad aprire la partita del rimpasto, invitando Zingaretti, che però continua a dire di no, o il vicesegretario Andrea Orlando, a entrare nel governo, magari con un ruolo da ministro (per Orlando si parla dell’Ambiente) e vicepremier, in tandem con Di Maio. In ambienti di governo M5s la proposta viene definita “positiva perché distensiva”: un contratto, si osserva, potrebbe servire a “rafforzare il governo”. Tutti però guardano al Pd: Zingaretti ha negato di voler entrare nel governo e sul rimpasto dice che la scelta “spetta a Conte”. Ma chiede anche un “salto di qualità” per il governo. Se serva un passaggio ulteriore, con una verifica e un tavolo sul programma - a livello dei leader di partito o di capi delegazione e capigruppo - il leader Dem non si spinge a dirlo. Ma su temi come il Mes continua il rimpallo in maggioranza: Roberto Speranza dice Sì, Stefano Patuanelli dice no. E nei giorni scorsi, ricevendo poi la sponda di Di Maio, Zingaretti ha chiesto di aprire il confronto per la riforma fiscale. Il rimpasto resta un tema sullo sfondo: di difficile realizzazione ma evocata da molti in Parlamento.
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