“Amara non andava toccato”
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
ENI/IL PM STORACI A BRESCIA. “DOVEVA ESSERE PRESERVATO COME ARMANNA”

di Francesca Brunati e Igor Greganti
MILANO. Non doveva ‘toccare’ con le indagini Piero Amara, perché doveva essere convocato al processo Eni-Nigeria e gli accertamenti sui profili di calunnia per le sue dichiarazioni sulla loggia Ungheria dovevano rimanere fermi per non comprometterlo come teste. Mentre emergono indiscrezioni su quanto avrebbe denunciato il pm di Milano Paolo Storari alla Procura di Brescia, che ha indagato lui e, in un altro procedimento collegato, il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro, sulla bufera che sta investendo la magistratura milanese si è mosso anche il Ministero della Giustizia. Ieri mattina, infatti, via Arenula ha aperto in via ufficiale un’inchiesta amministrativa sulla vicenda ma, a differenza del periodo di Mani Pulite o di quello dei processi Imi-Sir e Lodo, non manderà gli ispettori. Ha invece dato loro la delega per “svolgere accertamenti preliminari, al fine di una corretta ricostruzione dei fatti, attraverso l’acquisizione degli atti necessari”, dopo l’iscrizione dei due pubblici ministeri De Pasquale e Spadaro e alla luce del deposito delle motivazioni con cui il Tribunale, lo scorso 17 marzo, ha assolto tutti gli imputati per la presunta maxi tangente “non provata” nel caso nigeriano. Acquisizioni disposte anche dai pm bresciani che stanno raccogliendo in modo mirato le carte sul fronte dell’indagine in cui De Pasquale e Spadaro rispondono di rifiuto di atti d’ufficio e che è nata dalle dichiarazioni ‘denuncia’ di Storari, al quale invece è stata contestata la rivelazione del segreto d’ufficio per aver consegnato nell’aprile 2020 a Piercamillo Davigo, allora al Csm, i verbali dell’avvocato Amara per tutelarsi dalla “inerzia” dei vertici del suo ufficio, tra cui il procuratore Greco e l’aggiunto Laura Pedio. Storari, interrogato per ben due volte il mese scorso, avrebbe evidenziato una strategia ben precisa da parte degli stessi vertici. Niente indagini sull’ex legale esterno di Eni, men che meno per calunnia, perché doveva essere convocato in aula nel dibattimento Eni-Nigeria da De Pasquale e Spadaro. Andava bensì ‘preservato’, così come l’ex manager-imputato della compagnia petrolifera italiana Vincenzo Armanna, le cui dichiarazioni ‘accusatorie’, si riteneva, potevano contribuire alla vittoria nel processo a carico anche dell’ad Claudio Descalzi. Una partita difficile che ha fatto registrare, invece, una sconfitta per la Procura milanese e che ha portato a galla uno scontro pm contro pm e pm contro giudici. Da una parte, in pieno dibattimento c’è stata la consegna alla magistratura di Brescia di una decina di righe di un verbale in cui Amara gettava ombre sul presidente del collegio Marco Tremolada. Dall’altra, come ha spiegato Storari nel corso dei suoi interrogatori, c’è stato pure il mancato deposito alle parti processuali di atti di sue indagini da cui emergeva che Armanna puntava a gettare “fango” sui vertici di Eni per “ricattarli”, come poi ha spiegato lo stesso Tremolada nelle sue motivazioni. Motivazioni che a breve saranno sul tavolo, assieme ad altri documenti, del Procuratore della città lombarda Francesco Prete, con tanto di nota integrativa firmata dal giudice sull’iniziativa dal collegio definita ‘irrituale’ di chi ha rappresentato l’accusa per il caso del giacimento petrolifero Opl245 e che ora si trova accusato.
Comentários