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ARGENTO E RIMPIANTI

Olimpiadi/Skeet, nuoto e fioretto, ma in due medaglie sfiorato l’oro. Bronzo nei 100 rana


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di Francesco Grant

TOKYO. Quattro bei ragazzi italiani nuotano nella storia. Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo con la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo 2020 nella staffetta 4x100 stile libero - dietro solo al colosso Usa - hanno completamente riscritto il libro dello sport azzurro. Da sempre la staffetta maschile veloce è la cartina al tornasole dello stato di salute del nuoto di una nazione; dalla terza giornata dei Giochi giapponesi, si può affermare che quello italiano, per la prima volta sul podio in questa prova olimpica, sta benissimo. L’ultima e, prima della storica mattinata, unica staffetta azzurra a salire sul podio olimpico era stata la 4x200 stile libero maschile ad Atene 2004 con Emiliano Brembilla, Massimiliano Rosolino, Simone Cercato e Filippo Magnini. La giornata della nazionale della vasca si era aperta col bronzo di Nicolo’ Martinenghi nei 100 rana, ma se è vero che le medaglie si pesano e non si contano quella della staffetta - medagliere Cio a parte - pesa come un’oro. Al Tokyo Acquatics Centre l’oro l’hanno vinto, come da pronostico, gli Stati Uniti che però, forse anche temendo gli italiani (che si erano qualificati alla finale con il miglior tempo) hanno “dovuto” schierare in prima frazione il fenomeno Caeleb Dressel: la sua super-partenza ha segnato una gara meravigliosa. Per alcuni tratti, gli italiani hanno comunque messo in discussione anche la medaglia più importante. Alla fine gli Usa hanno “toccato” in 3’08"97, gli azzurri in 3’10'’11 (nuovo record italiano), gli australiani di bronzo in 3’10'’22. E a questo punto, sognare ancora non è assolutamente proibito. “Tutti hanno visto cosa è capace di fare Dressel, lui è il più forte. Disputare le finali di mattina dopo le batterie della sera non è facile, ma ora quello che conta è solo questa medaglia. È un sogno che si avvera, abbiamo scritto un pezzo di storia”. “Sono orgoglioso di far parte di questo gruppo”, ha raccontato ai giornalisti Zazzeri, “l’artista”. Il fiorentino che il 9 agosto, il giorno dopo la fine delle Olimpiadi giapponesi, festeggerà il suo 27/o compleanno, è un apprezzato pittore che per festeggiare regalerebbe ai suoi compagni di staffetta “un quadro iperrealista, ispirato dalle foto che ci hanno scattato prima e durante le gara e poi sul podio”. Se possibile, ha ancora più dello straordinario la giornata di Ceccon, ventenne veneto di Thiene, capace in poco meno di mezz’ora di conquistare l’accesso alla finale dei 100 dorso con il quarto tempo di ingresso e poi contribuire in maniera determinante allo storico secondo posto della staffetta veloce, entrando in finale al posto di Condorelli. “Non è stato facile ritrovare le energie, in particolare quelle mentali, ma conquistare questa medaglia è un’emozione unica”. Ultima frazione per Frigo, 24 anni, veneto di Cittadella. “Le due vasche finali della staffetta 4x100 sono sempre molto complicate, nelle altre corsie c’erano alcuni dei nuotatori più veloci al mondo e per questo portare al caso l’argento mi ha regalato un’emozione davvero indescrivibile, non ho parole”. SKEET - Una medaglia fortemente voluta, dopo un anno difficile. È rimasta a un piattello dall’oro, ma l’amarezza dura un attimo. Diana Bacosi era una delle certezze della spedizione italiana a Tokyo, perché nel suo sport, il tiro a volo, è un’eccellenza del panorama internazionale, e l’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, era di bissare la vittoria olimpica di Rio. Poi è arrivata la pandemia che, come dice Diana, “ha messo in ginocchio gli italiani” e ha creato tantissime difficoltà per allenarsi anche agli atleti di vertice come lei. Un mese e mezzo fa stava per rinunciare ai Giochi di Tokyo, adesso vuole continuare “almeno fino a Parigi, poi penseremo a Los Angeles”. Un po’ la mancanza di stimoli e un po’ il timore per la situazione sanitaria del Giappone, l’avevano quasi convinta a dare forfait, e ci sono volute ore di chiacchierate telefoniche con il ct Andrea Benelli (“per me è una figura paterna, e a un certo punto mi ha raccolto con il cucchiaino”) e anche con il presidente della Fitav Luciano Rossi per persuaderla a continuare. Così ora si gode questa medaglia “che mi rende felicissima, e se poi c’è una gioia così allora ben vengano anche i momenti brutti”. Tutto questo per capire che, ancora una volta, è il caso di non mollare, come ha fatto dopo che il Covid le aveva fatto venire il timore perfino di “uscire di casa” ed “era brutto - dice - relazionarsi con le persone care solo attraverso lo schermo di un telefonino”. Ma alla fine la voglia di ripresa è stata più forte di tutto, e adesso Diana festeggia una medaglia d’argento conquistata al termine di una sfida bellissima, persa per un piattello (56-55), contro l’americana Amber English. Una nel cui successo ai Giochi c’è tanto d’Italia, visto che prima di partire per il Giappone si è allenata a lungo nel Tav Umbriaverde, vicino Todi. “Adesso provo una grande emozione - aggiunge - e voglio dedicare questa medaglia a tutti gli italiani, perché è stato un anno difficilissimo. La pandemia ci ha messo in ginocchio, ma noi italiani siamo stati capaci di rialzarci, nella vita e nello sport. Sono felicissima, e voglio abbracciare tutti coloro che in Umbria e Toscana, ne sono certa, hanno tifato per me”. Per lei, nonostante i sacrifici, la classe e la mira infallibile, l’approccio ai Giochi non è stato facile. “Dal punto di vista sportivo in questo anno ho avuto varie difficoltà - spiega - ma il nostro ct Andrea Benelli mi ha tirato fuori dal momento nero e mi ha portato fino a questo argento”. Dopo Rio la Bacosi si concesse una visita a Trigoria per incontrare Francesco Totti, ma era più un atto di amore materno che dettato dalla passione. “Mio figlio è romanista, con quella maglia regalata dal capitano realizzai un suo sogno”, racconta. Ora però, dopo l’argento in Giappone, vorrebbe riavvicinarsi al calcio in veste da tifosa: “Sono milanista, e visto che qui sono stata brava e che vengo da Città della Pieve dalla città di Draghi (è nata a Città della Pieve ndr) vorrei prendermi un caffè con Ibrahimovic, e poi me lo porto al campo di tiro, visto che lui è un appassionato di caccia e pesca”.

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