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Azzurri, tutti per uno

Europei/ Un documentario Rai racconta le speranze dell’Italia alla vigilia del torneo


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FIRENZE. Se sogno deve essere, che sia “in cima al mondo”. Roberto Mancini ha preso per mano l’Italia che ora corre verso l’esordio agli Europei con rinnovate ambizioni e intanto si propone in tv, in versione inedita: sono azzurri come non si sono mai visti quelli protagonisti di ‘Sogno Azzurro’, la docu-serie in quattro puntate, di cui l’Ansa ha preso visione, che racconta il cammino della Nazionale Italiana all’Europeo. Per la prima volta il pubblico potrà entrare dentro la vita privata degli Azzurri a Coverciano con la voce narrante dell’attore Stefano Accorsi. Da Immobile a Chiesa mentre fanno il barbecue per alleggerire la tensione prima della partita, intenti nel rito dei nuovi convocati che devono cantare e con il ct azzurro alle prese con ‘Una vita da mediano’ di Ligabue. E poi l’assegnazione delle maglie con Belotti e Sirigu che le decidono a tavola, la testimonianza del kitman azzurro Pierangelo Mosconi ma soprattutto il dietro le quinte di come si è consolidata l’Italia di Roberto Mancini, fin dai match con Bosnia e Olanda di Nations League con la nazionale che giocava anche per il ranking. Protagonisti i giocatori, il ct Mancini, i suoi assistenti e le principali figure che ruotano intorno alla Nazionale. Filo conduttore la missione di Mancini dopo l’eliminazione dal mondiale del 2018: “Nella mia vita non avevo mai vissuto l’Italia fuori dai Mondiali, è stata la prima delusione dei miei primi 55 anni - confessa il ct - fin dal primo giorno l’obiettivo che ci siamo prefissati è sempre stato quello di far tor- nare a divertire i tifosi italiani, che si erano un po’ allontanati. Credo sia giusto riportare l’Italia in cima al mondo”. Per tentare l’impresa, Mancini ha richiamato un suo vecchio grande amico come Gianluca Vialli: “Mancini è un leader sereno e sa che non deve dimostrare nulla a nessuno. Questa Italia è un mix tra disciplina e libertà - spiega l’ex attaccante di Juventus e Sampdoria nella prima puntata - Con Roberto siamo diventati amici alla Samp, condividevamo gli stessi sogni”. Tra le sfide, anche quella di Vialli contro la malattia: “Con il cancro non ci sto facendo una battaglia, perché so che è un avversario molto più forte di me. È un compagno di viaggio indesiderato, io devo andare avanti a testa bassa senza mollare mai, sperando che un giorno si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora. Per tanti anni perché ci sono ancora tante cose che voglio fare”. Tante poi le testimonianze dei giocatori azzurri, da Ciro Immobile (“Il mister devi avere buone orecchie per poterlo ascoltare, è uno che parla piano piano. Nello spogliatoio io mi faccio sentire molto, ho molta personalità”) all’amico Gallo Belotti (“A Coverciano è come tornare a casa dalla famiglia. I risultati che abbiamo fatto non sono un caso, siamo andati sempre in crescendo e migliorando”), dalla confessione di Federico Chiesa (“A casa rubavo le maglie azzurre di mio padre (Enrico, ndr), me le mettevo e facevo finta di essere lui”) a Daniele De Rossi che torna sul ‘rifiuto’ a Ventura di entrare nel finale di Italia-Svezia che sancì l’esclusione della nazionale dal Mondiale: “Non fu un rifiuto - ricorda l’ex romanista - io ero pronto a entrare, ma in quel momento serviva fare gol e mi è venuto spontaneo pensare che era meglio mettere un attaccante che un centro- campista come me”. Il sigillo di garanzia sugli Azzurri di Mancini, lo mette l’ex ct campione del mondo Marcello Lippi: “L’idea di Mancini mi piace, ha preso un gruppo di 25 giocatori, molti giovani, ha fatto esordire giocatori prima che esordissero nei club e ha dato un’indicazione alle stesse squadre: ‘fateli giocare’”. E chissà, magari anche vincere.

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