top of page

Centracchio la molisana che mena

Olimpiadi/L'atleta di Castel di Sangro, vince la medaglia di bronzo nel judo, categoria 63kg


ree

di Francesco Grant

TOKYO. "Il Molise esiste. E mena pure". Maria Centracchio (nella foto sulla pedana con la medaglia di bronzo) lo urla forte, spezzando le lacrime che non riesce a fermare dopo aver preso la medaglia di bronzo nel judo, categoria -63 chili, alle Olimpiadi di Tokyo. A nome di tutti i piccoli del mondo, che ai Giochi diventano se stessi, ovvero grandi. "Arrivare qui a Tokyo è stato molto duro - spiega - perchè ho vissuto un 2020 orribile. A inizio anno la mononucleosi, a ottobre il Covid. Ma io dicevo, datemi le Olimpiadi e poi ci penso io". Ci ha pensato invertendo i pronostici che la assegnavano un buon torneo e poco più. Così Maria, 26enne nata a Castel di Sangro ma una vita a Isernia, prima molisana a prendere una medaglia individuale ai Giochi, ha combattuto a nome di tutti i piccoli, sapendo che la battuta tra i tanti studenti emigrati nelle Università di Roma, Milano o Bologna e i loro colleghi ("il Molise non esiste") non è questione di campanilismo o no, ma dei diritti a sognare anche per i meno famosi. "Dedico questa medaglia a tutte le persone che mi sono state vicine quando le cose erano difficili, la mia famiglia, il mio fidanzato e le Fiamme oro che mi hanno supportata - dice - e lo dedico al mio Molise: so che sui social tutti i molisani stanno già facendo festa". In 300 mila circa, un quartiere di Roma ma sempre più della Valle d'Aosta, noti finora per le campane di Agnone, le canzoni di Bongusto o il 'che c'azzecca’ di Di Pietro e poco più Maria, 26 anni, una famiglia di judoka (il padre maestro nella palestra di Isernia dove ha cominciato, il fratello Luigi promessa azzurra che lo ha seguito a Tokyo per fargli da sparring partner), ha ringraziato anche Odette Giuffrida, alla quale assomiglia per forza di carattere oltre che per i capelli biondi. "La sua medaglia mi ha ispirato", dice della compagna di nazionale con la quale si allena a Ostia. "La sua è stata la medaglia dell'umiltà e della determinazione", dice il presidente della Federjudo, Domenco Falcone. "Ha fatto la gara perfetta, colmando le lacune tecniche con intelligenza e determinazione". La gioia del bronzo è arrivata dopo un bel percorso; battute la malgascia Nomenjahanary per ippon, l'ungherese Ozbas sempre per ippon, poi ai quarti la gran prestazione con la polacca Ozdoba-Blach, e ancora ippon. In semifinale ha sfiorato il sogno più grande, ma si è infranta su una gigante slovena, la Trstenjak, oro di Rio. Anche lì ha dato filo da torcere, cedendo solo al golden score. Poi alla finalina, un'altro nome della categoria, l'olandese Franssen, e ancora un golden score. Fino al bronzo. Che la porta nella storia del judo italiano: "La medaglia di Odette mi ha dato una spinta incredibile. Abbiamo un grande feeling, esserci l'una per l'altra è un valore aggiunto. C'è tanto di lei nel bronzo". E di una terra semplice e forte.

Commenti


bottom of page