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E c’è il calcio delle mascherine

IN NICARAGUA LA SFIDA PIÙ “FOLLE”: PARTITE A PORTE CHIUSE ED ESULTANZE ANTI-VIRUS


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ROMA. Il calcio delle mascherine. Il coronavirus imperversa, diffondendosi a macchia d'olio in ogni parte del mondo, provocando morte e paura. Lo sport alza bandiera bianca e si ferma per salvaguardare la salute delle persone. Una decisione universale, o quasi: in Bielorussia il pallone ha continuato a rotolare sui campi come se nulla fosse, in Nicaragua idem. Con ma- scherine e guanti, sfoggiate a favor di telecamere come dire che anche lì i giocatori hanno paura, ma giocano nostante il possibile contagio Nel Paese centroamericano, fra aragoste, vulcani e poesia (Rubén Darío è considerato una divinità), la paura del contagio da coronavirus ha contorni diversi dal resto del mondo, anche se l'epidemia è stato lo spunto per chiedere a Europa e Stati Uniti di porre fine alle sanzioni in atto. A Managua, nella centrale Puerto Salvator Allende, si celebra il festival dei 'Bartender' e dei cocktail estivi, con centinaia di persone sorridenti tra gli stand. Nei giorni scorsi, invece, la foto degli spalti degli stadi vuoti e dei calcia- tori in campo con guanti e mascherine di una delle squadre che prendono parte al torneo di clausura della Primera Liga ha fatto il giro del mondo. Sabato si sono disputate tre partite, sia pure a porte chiuse, e la squadra della capitale Managua ne ha approfittato per battere 2-1 il Diriangen terzo in classifica e prendere il largo in testa. Una situazione grottesca, che suscita reazioni di indignazione. "Qui si raccomanda di prendere precauzioni a livello igienico, di lavarsi le mani accuratamente, ma non c'è l'obbligo di restare a casa. Evitiamo di affollar- ci, i cinema hanno già chiuso i battenti e le partite si sono disputate a porte chiuse", racconta Pablo Gallego, che gioca proprio Diriangen, al termine del match col Managua Fc. Il giocatore spagnolo, 26 anni, ex di Huesca e Real Saragozza, si è reso protagonista di un'esultanza curiosa, ma estremamente attuale, dopo avere realizzato l'ultimo dei cinque gol messi a segno in 10 partite: ha alzato un braccio destro al cielo e con l'altra mano si è coperto il volto, come a mimare una mascherina antivirus che non indossava. Dopo l'eclatante protesta dei giorni scorsi, i calciatori in campo sabto le mascherine le hanno indossate solo per le foto di rito, prima della partita. Poi però, in partita e dopo, nè abbracci nè strette di mano, ma tanta amuchina negli spogliatoi. La Primera Division è l'unico campionato in cui ancora si gioca, le partite femminili e quelle di calcio a 5 sono state fermate. Come se il coronavirus fosse disposto a fermarsi di fronte alle partite del massimo campionato o a fare sconti ai calciatori.

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