Fermare Jorginho
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
EUROPEI/Spagna, Azpilicueta e l’avversario numero 1: “Fa girare e controlla il gioco”

di Alessandro Castellani
ROMA. La partita perfetta”. È quella che Sergio Ramos e Andres Iniesta, interpellati dai media del loro paese, giocarono a Kiev contro l’Italia l’1 luglio del 2012. La Roja vinse4-0 e portò a casa la sua seconda Eurocoppa consecutiva. I due fuoriclasse di una generazione al tramonto ne parlano perché sperano che la storia si ripeta. Quella finale vinta nove anni fa deve essere d’esempio, perché domani a Wembley Italia-Spagna è ‘solo’ una semifinale ma servirà di nuovo una prova al limite della perfezione. Ne sono consapevoli i giocatori di Luis Enrique, ai quali il ct ha concesso una giornata di riposo ma che, strada facendo, si mostrano sempre più convinti delle loro possibilità (“non abbiamo mai avuto dubbi”, puntualizza ‘Piedone’ Oyarzabal) e lo stesso vale per una tifoseria che era molto critica verso la nuova nazionale e verso il ct, ma che ora, sull’onda dell’entusiasmo per gli ultimi i risultati, sogna nuovi trionfi e lascia in pace perfino Morata. Non ci saranno più Iniesta, Xavi, Sergio Ramos, Casillas, Piqué e il ‘guerriero’ Puyol, ma a questi ragazzi protagonisti del ricambio generazionale in atto non tremano i polsi, basti pensare a due giovanissimi come Pedri e Ferran Torres, e si sentono in grado di non far rimpiangere quei campioni che hanno vinto così tanto. Quella di Luis Enrique è una Spagna nuova, senza giocatori del Real Madrid, e in cui Sergio Busquets, superstite della vecchia guardia, continua a ricoprire un ruolo fondamentale. Non è un caso che le prestazioni degli spagnoli siano migliorate da quando il centromediano del Barcellona è tornato dopo lo stop per Covid. Ora c’è di nuovo l’Italia, e Oyarzabal, 47 di piede ma comunque in grado di ‘addomesticare’ alla grande il pallone, l’uomo del rigore decisivo contro la Svizzera, dice che “sarà una partita molto complicata, perché gli azzurri hanno dimostrato il livello a cui sono arrivati e stanno attraversando un grande momento. Ma direi che lo stesso vale per noi - aggiunge -. Ora dobbiamo concentrarci solo su noi stessi: avremo più probabilità di vincere se pensiamo solo a noi, e questo vale chiunque sia l’avversario. Dobbiamo continuare a credere nell’idea di calcio che abbiamo. Le critiche venivano da fuori, ma fin dal primo giorno di ritiro non abbiamo avuto dubbi sul nostro potenziale. E ora dobbiamo fare una grande partita, perché abbiamo piena fiducia in noi stessi. Chiellini e Bonucci? non mi fanno paura. Gli azzurri hanno una rosa di valore, ma non siamo inferiori”. Secondo un altro basco, Cesar Azpilicueta, il segreto per battere l’Italia è fermare un suo compagno di club, nel Chelsea: “Jorginho è un grandissimo giocatore - dice a Sky Sport -, ha dimostrato sia nel Chelsea che nell’Italia di essere importante per fare girare il gioco. Gli piace avere la palla e controllare la partita. È un giocatore intelligente: meno sarà protagonista martedì, più possibilità avremo noi di controllare la partita”. Per Azpilicueta il segreto della bontà del calcio italiano sta anche negli allenatori: “Io ho avuto due tecnici italiani (Conte e Sarri ndr) - dice - e da loro ho imparato davvero tanto. Ciò che ricordo è il carattere competitivo e il lavoro che ognuno dei due portava con la sua idea di gioco: avevano tutti filosofie di gioco differenti, ma la stessa meticolosità nel lavoro quotidiano”. Un po’ come quella di Luis Enrique, ‘martello’ più che ct e portatore di idee nuove, già applicate nel Celta Vigo e nel Barcellona. E ora questa Spagna ha anche un particolare asso nella manica: a portare fortuna nella ‘lotteria’ dei rigori contro la Svizzera forse sono stati i guanti da pilota che l’ex ferrarista Fernando Alonso ha fatto arrivare a Gerard Moreno nel ritiro della Roja e che sono diventati sùbito il talismano della squadra. Altro che le parate di un altro che i guanti li indossa, il portiere Unai Simon, presunto erede del grande Iribar.
















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