Grillo: pressioni & soldi
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
MILANO/IL LEADER INDAGATO PER AVER FAVORITO L’ARMATORE DI MOBY

di Francesca Brunati e Igor Greganti
MILANO. Sono almeno tre i fronti al centro delle richieste di interventi pubblici che sarebbero state avanzate da Vincenzo Onorato a Beppe Grillo, il quale, a sua volta, le avrebbe girate a parlamentari del M5S che avevano a che fare con i ministeri dello Sviluppo Economico e con quello delle Infrastrutture, allora guidati il primo da Luigi Di Maio e poi da Stefano Patuanelli e il secondo da Danilo Toninelli. A testimoniare il ‘tragitto’ e i temi delle istanze avanzate dall’armatore napoletano al fondatore dei Cinque Stelle per tenere a galla il gruppo che aveva una flotta di oltre 60 navi, sono le chat agli atti dell’in dagine della Procura di Milano in cui Grillo e Onorato sono indagati per traffico di influenze illecite in merito ad un contratto pubblicitario per il 2018 e il 2019 tra Moby spa e la Beppe Grillo srl per un totale di 240 mila euro. Una cifra elevata, per il pm Cristiana Roveda e il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, e non adeguata alle prestazioni fornite. Prestazioni ritenute modeste dato che l’accordo di partnership prevedeva per 10 mila euro mensili “inserimenti pubblicitari”, sotto forma di banner, sul blog del comico “non più di 2 volte al mese” e la pubblicazione di “contenuti redazionali”, come interviste a testimonial o articoli “sino ad un massimo di 1 al mese” e con un limite di estensione di “2000 vocaboli”. Gli scambi di messaggi via chat, di cui almeno 12 sono rilevanti per le indagini, cominciano intorno al febbraio 2018 e il contratto Moby-Beppe Grillo srl arriva un mese dopo. Nelle comunicazioni, scandagliate dai pm e dalla Gdf, emergono gli interventi chiesti a Grillo dall’armatore, nonché amico da una vita, che avrebbero riguardato il contenzioso civile tra Tirrenia in amministrazione straordinaria e il gruppo Onorato, la proroga della convenzione fra lo Stato e Compagnia Italiana di Navigazione per la continuità territoriale marit tima e la limitazione dei benefici fiscali alle sole navi che imbarcano equipaggi italiani e comunitari. La questione del rinnovo della licenza, che prevedeva il versamento di 72 milioni di euro per garantire una serie di rotte dal continente verso Sardegna, Sicilia e isole Tremiti anche in bassa stagione, come si evince da una “triangolazione” delle interlocuzioni, sarebbe stata sollecitata a Toninelli. L’ex ministro, che ieri ha negato di aver ricevuto qualsiasi pressione e che non è indagato, ai tempi si oppose convinto della necessità di una gara. Inquirenti e investigatori, che intendono verificare se Grillo, con la sua srl, abbia operato una “mediazione illecita” per favorire Moby in cambio di denaro, hanno acceso un faro anche sul “piano di comunicazione #navigoitaliano” con la Casaleggio Associati da 600 mila euro annui per tre anni, tra il 2018 e il 2020. Anche in questo caso sono in corso accertamenti e a breve partirà l’analisi del materiale sequestrato ieri durante le perquisizioni nelle sedi delle due società e nelle abitazioni e negli uffici dei collaboratori dei protagonisti di questo spaccato di intrecci borderline tra politica ed imprenditoria. Mentre si parla già di una convocazione in Procura dei due indagati, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto per manifestare la sua “vicinanza a Grillo perché ho visto che molti giornali hanno enfatizzato la notizia di questa indagine. Sono assolutamente fiducioso - ha aggiunto - che le verifiche in corso dimostreranno le piena legittimità del suo operato. Ne sono assolutamente sicuro”. Anche altri esponenti di vari partiti hanno fatto quadrato attorno al ‘garantè del Movimento che si ritrova a fare i conti con un’altra grana: è stato mandato a processo a Livorno per aver aggredito un giornalista che, in spiaggia, ha cercato di intervistarlo.
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