Il ct Southgate: io ci credo
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
EUROPEI/L’INGHILTERRA, ALLA RICERCA DEL PRIMO TRIONFO DAL 1966, VUOLE FARE LA STORIA

LONDRA. Dalla Regina Elisabetta al Premier Boris Johnson, dai 60mila di Wembley ai milioni davanti alle tv nei pub da Newcastle a Southampton: l'Inghilterra si stringe attorno ai Tre Leoni, per tornare stasera - dopo una lunga e frustrante attesa durata oltre mezzo secolo - a vincere un torneo internazionale. Da Wembley a Wembley, dagli eroi del '66 a Harry Kane e compagni, chiamati oggi a battere l'Italia e conquistare Euro 2020. Il primo Europeo della sua storia proprio nell'anno in cui il Regno Unito, e con esso anche gli inglesi, è uscito (ufficialmente) dall'Unione Europea. Suonerebbe quasi come una insopportabile beffa per Bruxelles. Ma per la sfida contro gli azzurri, battuti solo 8 volte nei 29 precedenti, e mai (in partite ufficiali) negli ultimi 45 anni, Gareth Southgate scaccia ogni pensiero extra-calcistico per concentrarsi solo sulla finale, la prima per l'Inghilterra - a livello internazionale - da 55 anni. "Ovviamente ogni tipo di riconoscimento fa piace- re, come la lettera della Regina o del Primo mini- stro. O come il saluto che ci hanno tributato i tifosi locali alla partenza dal nostro centro sportivo di St. George’s Park - le parole del ct inglese -. Ma noi adesso pensiamo solo alla partita, che vogliamo vincere perché pensiamo di poter vincere". Non certo per arroganza, o mancanza di stima dei prossimi avversari: "L'Italia rappresenta una nuova sfida per noi, molto difficile. Non solo perché tatticamente sono una squadra molto preparata, ma perché la loro striscia positiva parla per loro". L'Inghilterra però arriva all'appuntamento con la storia carica di entusiasmo e convinzione. La stessa che porta i bookmakers locali a puntare sicuri sui padroni di casa (quotati 5/6 a fronte del 21/20 attribuito all'Italia), o il Premier Johnson a lasciare presagire un giorno di festa nazionale in caso di trionfo europeo. Nel caso di Southgate - alla ricerca di un riscatto personale, dopo essersi sentito per anni colpevole, con il suo rigore sbagliato, dell'eliminazione inglese nella semifinale di Euro 1996 contro la Germania ("'Football's coming home’? Non ho voluto ascoltarla per 15 anni,mi faceva troppo male") - è la progressiva maturazione compiuta dalla sua squadra negli ultimi anni a rassicurarlo nel suo impeccabile aplomb. La costruzione dell'attuale Inghilterra, la più giovane rosa dell'Europeo con un'età media al di sotto dei 25 anni, è iniziata quasi per caso, con l'improvviso licenziamento di Sam Allardyce, pochi mesi dopo l'umiliante uscita per mano dell'Islanda da Euro 2016. Southgate era stato il ripiego della Federcalcio quando si era trovata all'improvviso a dover trovare un nuovo commissario tecnico, in uno dei punti più bassi della storia calcistica inglese. "Ricordo le prime partite di quell'anno, Wembley era metà vuoto e al primo errore piovevano fischi. La passione attuale è la riprova del buon lavoro svolto", il commento di Southgate, capace di ringiovanire radicalmente la squadra e nel contempo raggiungere prima la semifinale mondiale in Russia (2018), quindi l'anno successivo il terzo posto nella neonata Nations League. E ora la finale europea, ultimo atto di un Europeo che i Tre Leoni hanno sì avuto il vantaggio di giocare (quasi) sempre in casa, attraversandolo però con insolita autorevolezza. E superando anche scomodi tabù storici, come la vittoria agli ottavi sulla Germania, mai battuta in una fase finale tra mondiali o europei, o lo stesso approdo in finale, dopo quattro semifinali internazionali perse di fila. Con una sola rete al passivo, contro la Danimarca, e i gol del suo centravanti-capitano, Harry Kane, arrivati quando più servivano. Ma ora atteso sotto le forche caudine di Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci. "Sono tra i migliori difensori al mondo e lo hanno dimostrato anche in questo torneo - il commento del centravanti inglese -. Ma domani sarà Inghilterra contro Italia, non una sfida personale. E noi abbiamo piena fiducia nella nostra squadra". Perché la giovane Inghilterra nel corso di queste ultime quattro settimane, liberandosi di tanti macigni psicologici, ha acquisito una nuova consapevolezza: di chi sa di poter vincere.
















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