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Il faccendiere dei misteri

ROMA/MORTO FLAVIO CARBONI, LEGATO AI MAGGIORI CASI DI FINANZA OPACA



di Marco Maffettone

ROMA. “Se scrive che sono un faccendiere la querelo: uomo d’affari, sono un uomo d’affari”. Flavio Carboni ammoniva così, nelle sue rare esternazioni nelle aule di giustizia, chi tentava di affibbiargli quel ruolo. Mai una parola in più in una esistenza terminata questa notte, a pochi giorni dai 90 anni compiuti il 14 gennaio scorso. A stroncarlo, nella sua abitazione romana, un infarto. Carboni è stata una figura controversa che ha attraversato per oltre cinquant’anni la storia d’Italia, sia dal punto di vista imprenditoriale che giudiziario. Nato a Torralba, in provincia di Sassari nel 1932, è stato protagonista di indagini e vicende dai contorni opachi e spesso ha dovuto rispondere di pesantissime accuse, compresa quella di omicidio come nel caso del giallo della morte del banchiere Roberto Calvi. “Non era San Francesco, ma neppure il mestatore che descrivono”, taglia corto il suo storico difensore, l’avvocato Renato Borzone, puntualizzando che il suo assistito “ha subìto una sola condanna definitiva, quella per bancarotta del Banco Ambrosiano” a 8 anni e mezzo di carcere. Il nome di Carboni comincia a farsi strada tra le fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70. In quel periodo muove i primi passi negli ambienti dell’alta finanza, negli anni avrà rapporti con nomi di primissimo piano a cominciare da Silvio Berlusconi. Il sassarese comincia ad entrare in contatto anche con il mondo della politica e con figure controverse. Diventa amico dell’ex 007 Francesco Pazienza (che gli presenterà Calvi), avrà contatti con il venerabile e capo della P2, Licio Gelli (da lui sempre negati) e con il boss e cassiere di Cosa Nostra, Pippo Calò. Dal 1982 cominciano per Carboni arresti e iscrizioni nel registro degli indagati. Il suo nome compare nella vicenda dell’attentato al vicepresidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone. Per questo caso, che coinvolgeva anche Calò ed Ernesto Diottallevi, quest’ultimo legato alla Banda della Magliana, Carboni è stato assolto in via definitiva dalla cassazione nel 1999. sere tra i mandanti dell’omicidio di Calvi, trovato impiccato sotto il ponte dei Frati neri a Londra nel giugno del 1982. Nel 2007 l’allora sostituto procuratore di Roma, Luca Tescaroli, sollecitò l’ergastolo per Carboni ma il processo si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Verdetto ribadito anche in appello, nel maggio del 2010. Negli anni nei suoi confronti si sono susseguite accuse per i reati di falso, truffa e corruzione. È finito a processo per la vicenda degli appalti dell’energia eolica in Sardegna, filone giudiziario della maxindagine sulla cosidetta P3. Gli inquirenti di piazzale Clodio, nel 2010, lo convocarono per essere ascoltato nell’ambito dell’indagine sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e in particolare sui suoi rapporti con esponenti della Banda della Magliana. Due anni fa il suo nome finisce nel registro degli indagati per una vicenda di trasferimento fraudolento di fondi. Anche in questo caso, pochi giorni fa, è arrivata per lui l’assoluzione.

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