Italia: spettro playoff
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Mondiali. 2022/Domani a Belfast c'e' l'ultima chance per evitare gli spareggi, ma servono gol

ROMA. Non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore. Ma se i rigori sono tre, tutti sbagliati, e con l’ultimo che può essere l’ago della bilancia sulla via del Mondiale, la disperazione di Jorginho a fine Italia-Svizzera è comprensibile. “Il dramma degli undici metri mette l’Italia alle strette”, titolano i giornali tedeschi, mentre quelli spagnoli parlano del timore di una nuova “apocalisse”: una seconda mancata qualificazione mondiale di fila. In realtà, dall’errore del centrocampista azzurro venerdì al disastro evocato dai rivali degli azzurri lo spazio è ampio. Ma i fantasmi del passato sono già tornati. In caso di mancata qualificazione a Belfast, ci sarebbero i play off: la formula è diversa da quella del 2017 (tre gironi da quattro, semifinale e finale a sfida diretta) ma gli spauracchi identici: Svezia, Serbia, Croazia. “Abbiamo la qualificazione nelle nostre mani”, il messaggio lanciato dal capitano, Leonardo Bonucci. Serve vincere domani in Irlanda e farlo con tanti gol di scarto, per non mettere a rischio il vantaggio sulla differenza reti degli svizzeri, di due reti. Ma è qui che si nascondono tutte le paure azzurre: tra infortuni, assenze, stati di forma, errori dal dischetto, problemi di reparto, sembra d’incanto svanita la magia azzurra che aveva sospinto la nazionale fino al titolo Europeo, lo scorso luglio. E se a settembre - con l’infausto pari in casa contro la Bulgaria - poteva esserci l’attenuante dell’inizio stagione, le difficoltà di gioco e di gol mostrate anche contro la nazionale di Yakin sono un vero segnale d’allarme. La solidità difensiva, senza Chiellini, non è la stessa. La coppia di terzini non assicura spinta e copertura insieme. A centrocampo senza Verratti qualcosa manca, e l’errore di Jorginho è emblema di una leadership che vacilla. Infine l’attacco: Immobile è tornato a casa, Belotti rientrato dall’infortunio è centravanti di lotta più che di governo, e a Chiesa manca la zampata dell’Europeo. Insomma, è come se i tasselli ci fossero tutti, ma non combaciassero più magicamente come prima dell’estate. Per questo Mancini insiste sulla fiducia, alleggerendo il peso delle responsabilità e provando a scacciare tutte la paure. Con lui, i 10 milioni di italiani che anche venerdì hanno assicurato ascolti record, con quasi il 40 per cento di share tv. A difendere invece Jorginho, che ieri è rimasto nell’albergo del ritiro romano tra piscina e terapie di recupero, evitando allenamenti come gli altri compagni impiegati con la Svizzera, ci sono diversi ex azzurri che di rigori se ne intendono: da Lippi, ct del Mondiale, a De Rossi che ne tirò uno pesante in finale, a Totti, uomo-gol dal dischetto contro l’Australia. “Quando vai a battere un rigore decisivo nell’ultimo minuto, pesa, eccome se pesa...”, ha ricordato l’ex 10. Semmai, fa discutere la scelta di far tirare di nuovo all’italo-brasiliano, stregato già in casa Svizzera da Sommer: un vero e proprio autogol. “È uno dei rigoristi e se l’è sentita”, si è giustificato Mancini. “Io ho scelto tre volte, in due mi è andata bene in un’altra no”, ha ricordato Lippi, sottintendendo che per non lasciare nulla al caso va bene la legge dello spogliatoio, ma l’ulti ma parola spetta al ct. “Mancini saprà gestire questa situazione”, dice De Rossi che nello staff azzurro ha lavorato all’Europeo. “Questa squadra non ha bisogno di consigli - ha aggiunto l’ex centrocampista - , è andata sotto a Wembley con 60.000 inglesi indemoniati ma ha fatto la sua partita”. Esattamente quel che chiede Mancini, per ritrovare un pizzico di magia.
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