Jacobs, oro da leggenda
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
OLIMPIADI/È italiano l’uomo più veloce del mondo .Il texano di Desenzano vince i 100 m in 9’’80

di Alessandro Castellani
È UNA NOTTE da ricordare per sempre per lo sport italiano, con un azzurro che diventa l'uomo più veloce del mondo. Marcell Jacobs vive a Roma e viene da Desenzano del Garda e ieri schiantando gli avversari ha vinto l'oro dei 100 metri delle Olimpiadi, la gara più importante dei Giochi, scrivendo una pagina di storia non solo della sport ma di una nazione. Che aveva appena finito di esultare per la vittoria negli Europei di calcio e adesso si ritrova di nuovo pazza di gioia. Nel giro di dieci minuti, oro di 'Gimbo’ Tamberi nel salto in alto e poi di Marcell Jacobs che sfreccia al ritmo di 45 passi e mezzo in 9"80 demolendo il record europeo che aveva stabilito poco prima in semifinale. C'è da impazzire, e per primi lo sanno i due campioni che in pista non la smettono di abbracciarsi coperti dalle bandiere tricolori. Lo fanno anche dopo più di un'ora dalle rispettive gare, dopo l'ennesima intervista perché tornano in pista e non vogliono smettere di celebrare. Ma tutti vogliono il lampo Jacobs, il successore di Usain Bolt nell'albo dei Giochi, una cosa che a pensarci dopo Rio 2016 nemmeno ci si crede. Al poliziotto di Desenzano non bastava essere riuscito dove nemmeno Mennea e Berruti, mai in finale dei 100: voleva il massimo e se l'è preso in questo giorno da ricordare per sempre. Infatti nella memoria non si riesce a trovare qualcosa del genere: 9"80 (e con vento praticamente nullo) vuol dire una velocità media sui 100 metri di 38,4 km/ h, con una punta pari a 43,3 km/h. Che altro dire? Peccato solo che lo stadio fosse vuoto, ma l'emozione ha travolto tutti, a cominciare da atleti e tecnici (non solo italiani) che hanno fatto il tipo prima per Gianmarco e subito dopo per Marcell. Per come aveva corso in semifinale aveva fatto capire che qualcosa di grandioso sarebbe successo, e così è stato, così come accadde a inizio anno negli Europei indoor in Polonia. Così il ragazzo già padre di tre figli a 26 anni, nato in Texas e tornato in Italia all'età di due anni ("infatti l'inglese lo sto imparando adesso") ora si farà l'ennesimo tatuaggio. Sul corpo ne ha già una collezione, ma come si fa a non celebrare un oro nei 100 alle Olimpiadi? Sulla schiena ha una tigre, poi sul corpo le date di nascita dei figli e della madre. E ancora un mappamondo, la rosa dei venti, la scritta 'carpe diem’, il Colosseo con un gladiatore e i cinque cerchi delle Olimpiadi. Insomma di spazio ce n'è poco, ma al ragazzo non manca l'inventiva e una soluzione la trova perché si deve celebrare la gloria dei Giochi. "Sono qui - dice adesso stravolto dall'emozione -, non so quando riuscirò davvero a realizzare, forse tra una settimana. Non avevo nulla da perdere, e poi quando ho visto Gimbo vincere l'oro pochi minuti prima mi sono gasato di brutto. Ho detto 'Perché non posso farcela anche io?', e allora ho iniziato a correre, correre più veloce che potevo. E adesso sono qui. E sono la persona più felice del mondo". La dedica speciale è per il nonno che non c'è più ma ha sempre creduto in lui, e un ringraziamento è per Nicoletta Rmanazzi, la mental coach grazie anche alla quale è diventato il campione dei Giochi, e che da Roma dice che il segreto di Jacobs, su cui lei ha lavorato, è stato "risolvere il rapporto con il padre (che non vede da anni ndr), essendo lui stesso padre di tre bambini. Questo lo ha sbloccato, adesso entra in pista più consapevole di quello che può fare con le sue gambe. Aveva nel suo potenziale certe prestazioni, doveva solo sbloccarsi". Lo ha fatto a Tokyo, lasciando chi c'era senza fiato, ed entrando di diritto nella galleria degli immortali.
















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