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L’ultimo saluto a Zavoli

FRA ROSE E RICORDI. VELTRONI, LETTA, BOSCHI AI FUNERALI. SARÀ TUMULATO A RIMINI



di Francesca Pierleoni

ROMA. L’umanesimo di Sergio Zavoli “non elude mai i grandi temi della vita, li affronta nella loro asperità per trovare una via d’uscita, una via di comprensione dell’uomo”. E’ don Carlo Brezza, diventato amico di Sergio Zavoli nel suo ultimo anno, a raccontare così il maestro del giornalismo, scomparso nella sera del 4 maggio a 96 anni, durante i funerali celebrati ieri mattina a Roma nella Chiesa di San Salvatore in Lauro. Nella piazza è stato allestito un maxi- schermo per consentire di seguire la cerimonia a chi non fosse riuscito ad entrare in chiesa, visti i posti limitati per le norme anti- covid. In una cerimonia sobria e commovente, amici e colleghi di Zavoli si sono stretti intorno alla seconda moglie, anche lei giornalista, Alessandra Chello, e alla figlia avuta dal primo matrimonio, Valentina. Tra gli altri sono arrivati Gianni Letta, Walter Veltroni, l’ad Rai Fabrizio Salini, l’ex sindaco di Roma ed ex presidente del Coni, Franco Carraro ; Renzo Arbore, particolarmente commosso; Silvia Costa, Maria Elena Boschi, che all’uscita ha abbracciato le colleghe parlamentari Anna Finocchiaro e Valeria Fedeli (Pd). Presenti anche il senatore del Partito Democratico Luigi Zanda, l’ex presidente Rai Monica Maggioni, Luigi Gubitosi, ex dg Rai e attuale ad di Tim; Vincenzo Vita, il presidente della Fnsi Beppe Giulietti (“di Zavoli rimane l’amore infinito per la libertà e il rispetto della parola, dietro ognuna per lui c’era una dignità”); Andrea Gnassi, sindaco di Rimini (dove verrà tumulato il giornalista, nel cimitero monumentale) che entrando ha detto ai giornalisti: “Ora questo grande italiano potrà riposare accanto al suo grande amico, Federico (Fellini)”. Fra le corone all ’ e n t r a t a della chiesa, quelle della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, dei senatori del Pd e della Rai. Sul feretro c’era una composizione di rose giallo pallido, sistemata in chiesa insie- me agli altri fiori dalla ‘tata’ di casa Zavoli, Regina, “che era diventata per Sergio una confidente - ha spiegato don Carlo Brezza -. Proprio a lei, che io sappia, Sergio ha confidato di voler essere sepolto a Rimini vicino al grande amico Federico Fellini”. Nell’ultimo anno, che è stato per Zavoli di “sofferenza”, “parlavamo spesso di Dio. Mi diceva ‘credo di credere’ - ha aggiunto il sacerdote che ha scelto per le esequie letture dal libro della Sapienza e dal Vangelo di Matteo -. Caro Sergio, tu amavi la bellezza, la giustizia, il bene, il vero”. Zavoli “ha dedicato tanti anni a definire il servizio pubblico e i valori etici di una professione delicata e difficile come quella del giornalista - ha detto all’uscita dalla chiesa Gianni Letta -. Sergio è stato l’espressione di quei valori e il suo interprete migliore. Lo ha dimostrato anche dopo, quando ha servito il Paese dai banchi del Senato. Era un uomo che cercava la verità con onestà; era disposto ad ascoltare gli altri prima di parlare e con quella sua voce calda e meravigliosa riusciva a interpretare anche chi voce non aveva, cogliendole tutte in quella sinfonia che deve essere l’informazione vera”. Michele Mirabella, che aveva condiviso con Zavoli un ciclo di conferenze a due, si è chiesto se le nuove generazioni sapranno cogliere “quel grandissimo contributo che ha dato al mestiere di giornalista. Lui ha insegnato a ognuno ad essere se stessi. Ci mancherà, perché purtroppo non riesco ancora ad individuare in giro chi possa cogliere la sua lezione, lavorando con l’ot- timismo della volontà che ci ha insegnato”. Monica Maggioni ha ricordato la capacità del giornalista ed ex presidente della Rai “di raccontare ogni fascia della società, con la stessa profondità. la stessa ironia, la stessa volontà di non ergersi a giudice, di essere un raccontatore della realtà”.

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