L’Ungheria spera in un miracolo
- direzione167
- 5 giu 2022
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EUROPEI/Missione impossibile della formazione di Marco Rossi contro la Germania di Loew

ROMA. Nel 1954 la Germania realizzò il 'miracolo di Berna’, piegando la grande Ungheria di Ferenc Puskas nella finale mondiale. A 67 anni di distanza, la nazionale magiara coltiva il sogno di realizzare a sua volta un miracolo a Monaco di Baviera, dove oggi affronterà i tedeschi in una sfida decisiva per un girone che era soprannominato 'mortale’ e si è rivelato altamente imprevedibile anche per la sorprendente Ungheria. Dopo aver resistito 85' contro il Portogallo e costretto la Francia al pareggio, la nazionale guidata dal piemontese Marco Rossi si qualificheranno solo vincendo. "Ci crediamo perché è giusto farlo dopo tanti i sforzi e tanta fatica. Giochiamo contro i 'panzer' ma finora abbiamo tenuto testa e anche fatto meglio dei nostri avversari", dice tranquillo il ct. La sua squadra nelle prime due partite ha beneficiato della spinta di 60mila tifosi a Budapest. Alla terza, a Monaco di Baviera, d'attualità è cosa avrebbe dovuto avvenire fuori dallo stadio, ossia l'illuminazione arcobaleno in solidarietà alla comunità Lgbt ungherese per una nuova norma restrittiva appena varata. "Sarei stato felice se lo stadio fosse stato colorato ma l'importante è vivere questi valori", sottolinea Joachim Loew, il ct tedesco che sarà sostituito a fine Europeo e non vuole uscire di scena con una precoce eliminazione. Alla Germania basterà un pareg- gio per andare avanti, arriverà prima se vincerà e la Francia non farà tre punti, ma rischia anche il terzo posto pareggiando con l'Ungheria in caso di sconfitta dei francesi o con un ko contestuale a quello del Portogallo. Si annunciano quindi 90' tutt'altro che semplici, in cui saranno necessari pazienza e cinismo. "Abbiamo fatto solo un piccolo passo, e ora il destino è nelle nostre mani. Mi aspetto che mostriamo la stessa attitudine con cui abbiamo affrontato il Portogallo", ha spiegato Loew, preoccupato per la resilienza dell'Ungheria e anche per le condizioni del ginocchio di un giocatore chiave e difficilmente sostituibile come Thomas Muller, un dubbio che sarà sciolto a ridosso della partita. L'arcobaleno fuori dall'Allianz Arena non sarebbe dispiaciuto nemmeno a Peter Gulacsi, portiere ungherese del Lipsia che nei mesi scorsi si è schierato contro la legge varata dal governo di Viktor Orban per vietare l'adozione alle coppie omosessuali, ricevendo non poche critiche in patria. "Tutti sanno come vedo la situazione e ciò che accade nel mondo. Ma sono concentrato sulla partita, vogliamo fare un'impresa", taglia corto Gulacsi, pronto al duello a distanza contro Manuel Neuer, anche lui testimonial della causa Lgbt. "Manu è stato il numero uno al mondo nell'ultimo decennio, a me - sorride Gulacsi - basterebbe essere migliore per una sera". Dal canto suo Neuer continuerà a indossare la fascia da capitano arcobaleno, un simbolo condiviso da tutta la nazionale tedesca, un messaggio - come spiegato dal responsabile della comunicazione - "a favore della diversità, dell'apertura, contro l'odio e l'omofobia: proveremo ad avere un impatto il più forte possibile".
















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