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Luna Rossa a vele spiegate

NUOVA ZELANDA/LA BARCA ITALIANA DOMINA AMERICAN MAGIC E VA IN FINALE NELLA PRADA CUP


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di Adolfo Fantaccini

ROMA. Le notti magiche sono tornate, a distanza di quasi 31 anni, ma questa volta il calcio, Totò Schillaci, la Nazionale azzurra, c'entrano nulla. Le notti magiche, ai tempi del Coronavirus, sono quelle di Luna Rossa, la barca della Classe AC75 (lunga poco menoi di 23 metri) che regala prestazioni di altissimo livello e successi all'Italia intera. In un altro mondo, ossia in Nuova Zelanda, ad Auckland, si torna a essere un popolo di navigatori assieme alla Luna che regala bagliori vincenti e mette le vele nella finale della Prada Cup, la selezione fra gli sfidanti del detentore dell'Americàs Cup. Il più antico trofeo velico verrà messo in palio da Team New Zealand, che incrocerà le vele (o forse sarebbe meglio dire i foil) con uno tra Ineos UK e Luna Rossa, finalisti della Prada Cup appunto. Per arrivare dove è ora, la Luna di Patrizio Bertelli e Max Sirena, di James Spithill e Francesco Bruni, ha surclassato American Magic, infliggendogli un netto e perentorio 4-0 in altrettanti match race. Luna Rossa era andata sul velluto nelle prime ore di venerdì e si è ripetuta ieri mattina, bissando il doppio successo del giorno prima. Di 35" il distacco su Patriot dopo la prima regata, di 3'51" (un abisso) nella seconda. Fine della storia. Il siluro Luna Rossa, spinto da una brezza stabile che soffiava da nord-est con un'intensità compresa fra gli 11 e i 14 nodi, ha preso il largo e polverizzato le ambizioni dei velisti a stelle e strisce. Inafferrabile, incontenibile, addirittura inavvicinabile, lo scafo targato Prada-Pirelli è riuscito per la quarta volta nella storia a staccare il pass per la finale degli sfidanti. Luna Rossa aveva già guadagnato questo diritto quando la competizione era griffata Louis Vuitton: nel 2000, sempre ad Auckland, per sfidare (battendola) America One; nel 2007, a Valencia, dov'era stata sconfitta dai neozelandesi; nel 2013, a San Francisco, altra sconfitta contro l'equipaggio 'kiwi’. Per l'Italia, Luna a parte, si tratta della quinta partecipazione alla finale fra sfidanti, se si somma l'exploit del Moro di Venezia nel 1992. Cambiano i format, cambiano le barche, oggi nettamente più evolute, dinamiche, leggere, costose, potenti e performanti, ma la Luna è sempre lì, a giocarsela contro i grandi della vela mondiale. Ed è una bella soddisfazione per tutto il movimento sportivo italiano. "American Magic aveva fatto un lavoro fantastico, tornando in acqua dopo quello che ha passato. La loro era una buona barca, avevano anche una grande squadra le parole di Bru- ni, che rende onore agli avversati -. Per quanto riguarda. noi, se continuiamo a migliorare le prestazioni della barca, con questa velocità, potremo disputare delle ottime regate contro Ben Ainslie e la sua 'Britannia’. Però, bisognerà migliorare, migliorare, migliorare... Nella prima sfida di ieri abbiamo navigato meglio in rialzo, sappiamo che le nostre lamine sono un pò più grandi e possiamo esibirci in modalità alta in alcuni momenti della regata. Ne avevamo bisogno, abbiamo sfruttato anche questa opportunità". Luna Rossa tornerà in gara tra un paio di settimane, il 13 febbraio: quel giorno scatterà la finale della Prada Cup che si disputa al meglio delle 13 regate. Vincerà il trofeo chi per primo arriva a sette vittorie. A quel punto, oltre ad alzare la coppa, avrà acquisito il diritto a incontrare Emirates Team New Zealand nella finale che più conta: quella che mette in palio la 36/a America’s di vela.

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