top of page

Messi è solo roba da Psg

MERCATO/IL FAIR PLAY FINANZIARIO LIMITA IL BARCA, IL CLUB FRANCESE TRATTA


ree

PARIGI. La rottura improvvisa e inaspettata tra Messi e il Barcellona non ha trovato impreparato il Paris Saint-Germain. Il club francese - come riporta sky - ha fin da subito dopo l’ufficialità del mancato rinnovo della Pulga con i blaugrana avviato i contatti per provare a metterlo sotto contratto: discorsi che ieri si sono intensificati, tanto che la trattativa procede spedita. Le parti in causa sono al lavoro e stanno analizzando i numeri e le situazioni per cercare di chiudere al più presto un affare che nelle prossime ore potrebbe definirsi: accordo vicino, l’intesa dovrebbe essere raggiunta sulla base di un biennale a 35 milioni netti a stagione - bonus compresi -, con un’opzione per un ulteriore anno di contratto. Adesso si stanno limando i dettagli sulle commissioni per arrivare al più presto alla chiusura. Questo perché il Psg, dopo un mercato faraonico che ha portato a Parigi tra gli altri anche Donnarumma, Sergio Ramos e Hakimi, ha intenzione di mettere a segno un altro colpo, in questo caso il più stellare possibile. Certo è che il club parigino - di proprietà del fondo del Qatar QSI - è uno dei pochi, forse il solo, a potersi sobbarcare uno stipendio stratosferico. Secondo i termini dell’ultimo contratto al Barcellona, scaduto a fine giugno, Messi ha incassato 138,8 milioni di euro lordi (74,9 milioni di euro netti) l’anno, senza contare i diritti di immagine. Poi ci sono i petrodollari del Manchester City e i suoi ricchi sceicchi degli Emirati. “In questo momento non è nei nostri program- mi” ha però messo le mani avanti il tecnico dei Citizens Pep Guardiola, ricordando che “abbiamo speso 40 milioni di sterline per Grealish”. “Sappiamo cosa è successo ieri - ha ammiccato l’allenatore del PSG Mauricio Pochettino, parlando alla vigilia della trasferta in casa del Troyes di oggi - Il club sta lavorando alla finestra di mercato”. Un monte stipendi ripido come l’Everest, aggiunto al fair-play finanziario introdotto dalla Liga. Trattenere Leo Messi al Barcellona “avrebbe comportato dei rischi” per la tenuta dei conti, rischi che il club “era comunque disposto a correre”, ha premesso in conferenza stampa il presidente Joan Laporta, il giorno dopo l’inatteso annun- cio della rinuncia al fuoriclasse argentino. Ma quando, dopo un audit indipendente, “abbiamo realizzato nel dettaglio l’abominevole situazione ereditata”, dalla dirigenza di Josep Maria Bartomeu, ovvero che le buste paga della rosa “assorbono il 110% delle entrate”, si è dovuto prendere atto che Messi è diventato un lusso insostenibile. “Non abbiamo margine per gli stipendi - ha mestamente ammesso Laporta, rieletto lo scorso marzo anche grazie all’impegno di trattenere l’argentino -. Conoscevamo la situazione quando siamo arrivati, ma i numeri che abbiamo visto sono anche peggiori del previsto”. Ovvero perdite per quasi mezzo miliardo, esattamente 487 milioni, per la stagione 2020-’21. Effetti collaterali del Covid che, oltre ad aver azzerato le entrate dai biglietti, ha azzoppato merchandising e sponsorizzazioni. E ora c’è l’ostacolo ulteriore del monte ingaggi, sul quale la Liga è inflessibile. A nulla è servita la disponibilità di Messi a dimezzare il proprio, spalmandolo su cinque anni. Le nuove regole impegnano il Barcellona a portare il tetto salariale a meno di 200 milioni di euro in questa stagione. Quindi non c’era spazio per continuare la trattativa, ha spiegato ancora Laporta: “Abbiamo fatto tutto il possibile finché, ieri, abbiamo capito che era finita. Ho avuto l’ultima conversazione con il padre di Leo. Il giocatore ha delle offerte e c’è un limite temporale perché La Liga inizia presto (venerdì 13) e Messi ha bisogno di valutare altre opzioni”.

Commenti


bottom of page