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NESPOLI argento vivo addosso

Olimpiadi/ L'arciere "nazionalpopolare" ancora sul podio dopo quello di Pechino e l'oro di Londra


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di Francesco Grant

TOKYO. Tira frecce a 220 all'ora quasi fossero delle Ferrari che bucano il video. Ama cucinare il risotto della sua terra con salsiccia e bonarda. E della Voghera che lo ha cresciuto invoca la "casalinga" nazionalpopolare, nella speranza che con l'ennesima medaglia olimpica vinta il tiro con l'arco diventi finalmente uno sport per tutti. Mauro Nespoli è ancora sul podio delle Olimpiadi, un argento nell'individuale dopo quello di Pechino 2008 e l'oro di Londra 2012. E non ha intenzione di finirla qui. "Questa medaglia - dice dopo aver perso solo la finale col turco Mete Gazoz, pur essendo stato in vantaggio anche di 3-1 - è il premio per 24 anni di sacrifici: non è un oro perso ma un argento vinto. Montano insegna che lo sport non ha età, e l'arco ancora meno. Parigi è solo tra tre anni, e in Australia non sono mai stato, Brisbane 2032 può essere ancora buona...". Niente male per un atleta di 34 anni, che dalla medaglia ha tratto convinzioni forti non solo per se stesso. Simbolico uno, tra i tanti 10 a bersaglio: quello che ha preso in pieno la telecamera dentro il cerchio giallo, spezzando di fatto la freccia ma bucando idealmente il video. "Anche se ha vinto quattro ori su cinque, la mia finale dimostra che la Corea si può battere - spiega - Avessi la ricetta sul come, l'avremmo già preparata: ma so che l'Italia può farcela". Basterebbe riuscire a rendere un po’ più popolare l'arco. "Spero che questa medaglia affascini anche la 'casalinga’ di Voghera", scherza, passando da una ricetta all'altra. "Nella vita amo cucinare: merito di mio zio cuoco dilettante, fa piatti spettacolari e di grande classe", racconta, aggiungendo che il suo pezzo forte è il "risotto salsiccia e bonarda" in omaggio all'Oltrepò pavese e senza troppe preoccupazioni per la bilancia. "Diciamo che amiamo tutti mangiare, in famiglia", prosegue Nespoli. Più che il peso corporeo, deve tenere a bada l'equilibrio psicologico in una disciplina fatta di grande concentrazione. "Non sono riuscito a dormire la notte prima - racconta - la mia gara cominciava alle 9, temevo non suonasse la sveglia. Però vedere Lucilla Boari ha allentato la tensione, ho pensato di non dover vincere a tutti i costi...". Poi la lunga serie di frecce scagliate con un arco color rosso Ferrari ("è la mia passione, la tifo anche nei momenti bui, come l'Inter", dice della casa di Maranello che fino al 2012 collaborò con un simulatore), le passeggiate nervose per il campo gara tra un incontro e l'altro. "Mi faccio i complimenti da solo", aggiunge facendo eco all'orgoglio del responsabile tecnico, Sante Spigarelli ("a tutti quelli che parlavano di brutta Olimpiade, ricordo che nell'era del Covid l'abbiamo preparata in soli due anni") e del presidente Mario Scarzella ("un'Olimpiade incredibile, per contesto e condizioni climatiche") e una grandissima Italia. Tutta frecce, risotto e bonarda.

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