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Nobel alle rivoluzionarie

CHIMICA/PREMIATE LE DUE DONNE CHE RISCRIVONO IL DNA



di Enrica Battifoglia

ROMA,. E’ uno dei Nobel più attesi degli ultimi anni, quello assegnato a Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna, le due ricercatrici che hanno messo a punto la tecnica che taglia-incolla il Dna per riscrivere il codice della vita. La loro è stata una rivoluzione che in pochissimi anni ha trascinato con sé tutte le scienze della vita, ha aperto la strada a cure per molte malattie e per ottenere piante più resistenti, è perfino arrivata nello spazio per aiutare l’uomo a resistere meglio alle radiazioni. Risultati straordinari che già qualche anno fa avevano fatto pensare che il Nobel fosse imminente e che hanno anche fatto discutere per certi usi indiscriminati, criticati dalle stesse ricercatrici. Per la prima volta nella storia dei Nobel dedicati alla scienza, due donne dividono il premio più ambito dai ricercatori di tutto il mondo. Il merito di Emmanuelle Charpentier (52 anni), direttore dell’Istituto Max Planck per le Scienze dei patogeni, e Jennifer A. Doudna (56 anni), dell’Università della California a Berkeley è stato di avere scoperto la tecnica chiamata Crispr/Cas9 ((Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), uno degli strumenti più potenti oggi nelle mani dell’ingegneria genetica. Può infatti essere utilizzato con uno strumento di altissima precisione per modificare il Dna di animali, piante e microrganismi. La Fondazione Nobel non ha dubbi sull’impatto rivoluzionario della tecnica, che “ha portato le Scienze della vita in un’epoca nuova”. Come spesso è accaduto nella storia della scienza, anche la scoperta della Crispr è avvenuta quasi per caso. Tutto era cominciato dalle ricerche di Emmanuelle Charpentier sul batterio Streptococcus pyogenes, responsabile di infiammazioni nell’uomo, in particolare con la scoperta di un frammento del patrimonio genetico utilizzato dal microrganismo come arma per combattere i virus. La scoperta viene pubblicata nel 2011 e già Charpentier pensa a possibili sviluppi. Obiettivi ambiziosi, per realizzare i quali sono indispensabili le competenze di un’esperta di biochimica come Doudna. Le due si mettono così al lavoro per ricostruire in provetta l’arma del batterio e poi semplificarla per farne uno strumento facile da utilizzare. Nel 2012 sono pronte le forbici molecolari capaci di tagliare la molecola della vita, il Dna, e di farlo con precisione, in un determinato sito. Era subito chiaro che riuscire a tagliare il Dna in modo preciso avrebbe significato poter riscrivere il codice della vita. Da allora le applicazioni della Crispr/Cas9 si sono susseguite tutto il mondo come una valanga, contribuendo ad aprire nuove vie per la cura di molte malattie, da alcune forme di tumore alla fibrosi cistica, fino ad avvicinare il sogno di curare le malattie ereditarie. Non sono mancate le polemiche e i timori etici che più volte, negli anni, hanno portato gruppi di scienziati a chiedere moratorie internazionali sugli usi più delicati dal punto di vista etico, come quelli sugli embrioni umani. Non sono mancate nemmeno le battaglie legali, dopo che l’ufficio brevetti degli Stati Uniti si era espresso a favore del Broad Institute, l’istituto di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e dell’Università di Harvard, al quale riconosceva la paternità della tecnica per modificare il Dna nelle cellule umane, mentre l’Università della California a Berkeley rivendicava la paternità della tecnica. Molte altre domande di brevetto sono state poi depositate da ricercatori e aziende per particolari applicazioni della Crispr. Motivo di più per considerare il Nobel alle due biochimiche una sorta di lieto fine al di là di ogni polemica, in nome di quella che Charpentier aveva chiamato “la bellezza della Crispr”.

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