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Oscar, Phoenix è il favorito

FRA LE NOMINATION MASCHILI. GLI SFIDANTI: DRIVER, PRYCE, BANDERAS E DI CAPRIO



di Francesca Pierleoni

ROMA. La sua performance nei panni dell’uomo/ ‘clown’ annientato emotivamente, emarginato socialmente, travolto dalla sua stessa violenza, in Joker di Todd Phillips, dovrebbe portare a Joaquin Phoenix, viste anche tra le altre le vittorie ai Golden Globe e ai Sag Awards, il primo meritatissimo Oscar come miglior attore protagonista. E sarebbe la seconda volta che il personaggio di Joker porta al suo interprete un Academy Award: era già an- dato postumo nel 2009, come non protagonista a Heath Ledger, per Il Cavaliere Oscuro.

Non mancano comunque nella cinquina degli Oscar, che verranno consegnati il 9 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles, gli avversari pericolosi, a cominciare da Adam Driver, regista, padre, e marito in crisi, in Storia di un matrimonio di Noah Baumbach; Antonio Banderas, alter ego di Pedro Almodovar in Dolore e gloria; Jonathan Pryce, nei panni del Cardinal Bergoglio/Papa Francesco, a confronto con Papa Ratzinger (Anthony Hopkins, candidato fra i non protagonisti) in I due papi di Fernando Meirelles e Leonardo DiCaprio, attore appena popolare e già in caduta libera in C’era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino.

Imprevedibile, camaleontico, inquieto, ribelle, allergico ai rituali dello showbiz, impegnato a livello sociale: Joaquin Phoenix, 45 anni, ha conosciuto sin da giovanissimo le ombre di Hollywood, anche per essere stato testimone a 19 anni, nel 1993, della morte per overdose del fratello maggiore River. Agli Oscar per lui è la quarta nomination, dopo quella come non protagonista nel 2001 per l’imperatore Commodo in Il gladiatore; e le due da protagonista, nel 2005 per il mito del country Johnny Cash in Quando l’amore brucia l’anima; e nel 2013, per il veterano di guerra alcolizzato di The master. L’ostacolo più pericoloso sulla via di Phoenix potrebbe essere Adam Driver, qui alla seconda nomination (la prima da attore protagonista), con Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, dopo quella come non protagonista nel 2019 per BlacKkKlansman di Spike Lee. Nel dramma famigliare, Driver e Scarlett Johansson (in gara fra le attrici protagoniste) mettono in scena, attraverso la lente della fiction, un pezzo di vita di Baumbach: il doloroso divorzio da Jennifer Jason Leigh. L’identificazione tra regista e attore è al centro anche di Dolore e gloria (in gara per la sta- tuetta come miglior film internazionale) che porta a Antonio Banderas la sua prima nomination agli Oscar. Era destino che l’attore spagnolo di casa anche a Hollywood, la ottenesse con il film più autobiografico di Pedro Almodovar, il cineasta che ha lanciato la sua carriera. Già premiato come migliore attore per Dolore e gloria, l’anno scorso a Cannes, l’interprete di Zorro torna sotto i riflettori tre anni da uno dei momenti più difficili della sua vita, l’infarto per cui ha subito un’operazione al cuore. Talentuoso e versatile quanto riserva- to: Jonathan Pryce, classe 1947, arriva alla sua prima nomination all’Oscar da 72enne, grazie al suo ritratto denso di umanità di Jorge Bergoglio in I due Papi di Fernando Meirelles. Un traguardo dopo oltre 40 anni di cinema alternato al teatro (con due Tony vinti) e più di 60 film all’attivo. Un percorso tra gemme d’autore, come Brazil di Terry Gilliam o Carrington di Christopher Hampton, con cui vince il premio come miglior attore nel 1995 a Cannes e block- buster, da I pirati dei Caraibi a G.I Joe. Completa la cinquina Leonardo DiCaprio, l’unico fra i candidati ad aver già vinto l’Oscar arrivatogli nel 2016 per The revenant. La sesta candidatura (cinque come interprete, una come produttore) la conquista con C’era una volta a... Hollywood di Tarantino , nei panni dell’attore anni 60 sul viale del tramonto Rick Dalton. Un personaggio preparato vedendo decine di serie e B Movie di quegli anni, e ispirandosi a figure un po’ dimenticate come Ralph Meeker.

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