Pallotta ‘chiama’ Friedkin
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
IL PRESIDENTE DELLA ROMA PROMETTE: “VORREI LASCIARE IL CLUB IN MANI SOLIDE”

ROMA. Dalla cessione del club al progetto stadio, passando per il calciomercato. James Pallotta torna a parlare e, ad eccezione dei dissidi interni con il ds Gianluca Petrachi, affronta i temi riguardanti la Roma. In primis il presidente certifica in maniera ufficiale l’intenzione di voler passare la mano, ma senza per questo voler fare sconti a nessuno. Il messaggio recapitato al gruppo dell’imprenditore americano Dan Friedkin è chiaro: “L’ultima offerta semi-concreta ricevuta non era minimamente accettabile. Se avesse i soldi e volesse parlare ancora, lo ascolteremmo”. Pallotta sembra volersi giocare la carta della provocazione per invogliare al rilancio. Allo stesso tempo però, attraverso l’intervista pubblicata sul sito della Roma, informa il mercato internazionale di non essere disposto a svendere il club. E lo fa rivelando alcuni dettagli della trattativa col Gruppo Friedkin: “Si è avvicinato a noi lo scorso autunno e verso la fine dell’anno stavamo iniziando a trovare un accordo - rivela -. Abbiamo approfondito i dettagli, ma dopo le modifiche apportate dai loro avvocati e banchieri, l’offerta ha iniziato a trasformarsi in qualcosa di sempre meno appetibile sia per la Roma sia per il nostro gruppo di investitori”. In sostanza, spiega Pallotta, “se voglio comprare una casa non mi aspetto che il venditore riduca il prezzo richiesto inizialmente per coprire i costi di tutte le ristrutturazioni che ho in mente di fare. Non è così che funziona”. “E’ impossibile sapere se il Gruppo Friedkin possa essere o meno il salvatore della Roma, come alcuni pensano, oppure il miglior proprietario. La cosa certa è che abbiamo persone che continuano a contattarci e vogliono parlare con noi. E se qualcuno ci avvicina per investire nel club o per acquistarlo, noi abbiamo la responsabilità fiduciaria di ascoltare e rispondere” aggiunge Pallotta, senza rivelare il ricavo che vorrebbe garantirsi dalla cessione: “Non andiamo in giro a dire ‘vogliamo fare tanti soldi!’. Neanche per sogno. Invecchiando sto pensando al futuro e vorrei lasciare il club in mani ottime, solide. Ora voglio solo cercare di assicurarmi che, qualsiasi cosa accada alla Roma, sia la migliore per il club, che sia con una vendita, con un nuovo investitore o con me stesso e l’attuale gruppo di investitori”. Gruppo con cui, rivela il presidente giallorosso, “abbiamo investito oltre 400 milioni di euro in questo progetto”. “Non ho preso un centesimo dal club, mai” tiene quindi a sottolineare, inserendo nel discorso il progetto del nuovo impianto di proprietà a Tor di Valle che finora è già costato “oltre 70 milioni di euro. Avremmo dovuto giocare in quello stadio la prossima stagione. Forse, con i recenti sviluppi, siamo vicini all’approvazione davvero finale”. A rallentare l’iter è stata ovviamente anche l’emergenza coronavirus che ha avuto un impatto sui conti del club: “Non possiamo negare di aver subito perdite, siamo stati gravemente colpiti. Ma sono stato contento di come il management della Roma ha reagito alla crisi. Da Guido (Fienga, ndr) in giù, il nostro management ha fatto un passo avanti nel momento del bisogno ed è stato presente non solo per i calciatori ma anche per le loro famiglie”. Nell’intervista Pallotta non menziona mai Petrachi, tornato ieri a lavorare a Trigoria dopo aver rotto col presidente. Il ds non sembra avere intenzione di lasciare sul tavolo il contratto che ancora lo lega per due anni alla Roma. Toccherà a Fienga provare a ricucire il rapporto in vista di un mercato che si annuncia particolarmente difficile visti i conti in rosso della società. “Molto può dipendere da potenziali investimenti nel club, ma alla fine dobbiamo fare la cosa migliore per la Roma. Non vedo l’ora di vederci di nuovo vincere”, conclude Pallotta, sempre contestato dalla tifoseria anche per l’assenza di trofei durante la sua presidenza.
















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