top of page

Pride, 70 anni di battaglie

NEW YORK/HA DEBUTTATO SU FX LA DOCUSERIE SULLA STORIA DEL MOVIMENTO LGBT



di Francesca Pierleoni

NEW YORK. I momenti più importanti della lotta per i diritti Lgbt in 70 anni ma anche tanti percorsi intimi di discriminazioni e violenze subite, contrastate con coraggio e solidarietà, per vivere la propria identità sessuale senza doversi nascondere. Un racconto in sei episodi, tra straordinario e a volte inedito materiale d’archivio e testimonianze, dagli anni ’50 all’oggi, firmati da cineaste e cineasti queer (Tom Kalin, Andrew Ahn, Cheryl Dunye, Anthony Caronna Alex Smith, Yance Ford, e Ro Haber) che scandisce Pride, la docuserie che ha debuttato con i primi tre episodi il 14 maggio in Usa su Fx, giusto qualche giorno prima della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (17 maggio). L’obiettivo della docuserie, “in ogni decade che abbiamo affrontato era evidenziare le lotte ma anche l’amore e la gioia, la felicità che la comunità Lgbt era in grado di vivere e condividere - spiega la showrunner Alex Stapleton, negli incontri in streaming organizzati dalla testata Deadline per i Contenders di stagione nelle categorie documentario e programmi ‘unscripted’ (dalle docuserie ai reality game, ndr) -. Un equilibrio che abbiamo cercato di mantenere anche nell’episodio sugli anni ’50, particolarmente duro, per le violenze e i drammi che racconta”. Una puntata nella quale c’è la testimonianza fra gli altri, di Madeleine Tress, licenziata da un lavoro governativo perché omosessuale, e si racconta la storia del senatore democratico Lester Hunt, ex governatore del Wyoming, che si suicidò dopo l’arresto del figlio con un uomo che si prostituiva. Uno dei fili rossi di Pride “era raccontare come il movimento sia cambiato e abbia alternato diverse fasi, e si ricolleghi anche ad altri movimenti per i diritti civili - spiega la coproduttrice esecutiva Christine Vachon, una delle più importanti e influenti produttrici indie, che ha lanciato talenti come Todd Haynes e Todd Solondz -. Avere diversi registi per ogni episodio ha consentito di avere sguardi e modi differenti nell’immergersi nelle storie”. Si è puntata l’attenzione sugli attivisti, “anche quelli meno conosciuti, per comprendere la loro vita e il contributo che hanno dato al movimento. Storie che finora non si erano raccontate” aggiunge Alex Stapleton. Insieme a quelle ci sono i ritratti di figure di spicco come l’afroamericano Bayard Rustin (1912 - 1987), che ha “combattuto per i diritti civili su ogni livello in questo Paese”. Tra le tante testimonianze quella particolarmente emozionante del videomaker Nelson Sullivan con la sua cronaca di come cambiò New York negli anni ’80 durante l’epidemia di Aids. “Molti pensano che il movimento gay sia iniziato con Stonewall (gli scontri fra gruppi lgbt e la polizia di New York nel 1969, dopo l’ennesima irruzione degli agenti in un locale gay) - sottolinea Christine Vachon -. Volevamo invece mostrare le diverse strade e le diverse forme di resistenza di persone così diverse che hanno partecipato alla lotta per i propri diritti prima e dopo Stonewall”. Una cosa “che ci ripetevamo in fase di produzione è che la comunità Lgbtq non è un monolite - conclude Alex Stapleton -. ed era importante mostrarne i diversi aspet- ti. Volevamo avere più voci possibili, anche quelle di chi è stato considerato più marginale in questa lotta”.

Comments


bottom of page