Ripartenza in salita
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Il Ministero della Salute frena i club di Serie A. Oggi il vertice della Figc

ROMA. Venti giorni e il calcio pensa di rimettersi in moto per tornare a giocare. Se e come lo farà è un rebus ancora tutto da decifrare, ma visto che lo stop agli allenamenti ha come scadenza il 3 maggio, sempre che non arrivino ulteriori proroghe del governo a causa dell’emergenza coronavirus, l’obiettivo è farsi trovare pronti in caso di via libera. Il calcio, un po’ come in tutta Europa, spinge per ripartire: ma la palla sta alla politica per il via libera. La strada è sempre in salita tra leghe con interessi - soprattutto economici - molto diversi, e club contrapposti con alcuni che premono e altri che frenano. Il tutto senza contare gli ostacoli organizzativi al momento della ripresa dell’attività vista la necessità di rispettare i nuovi principi inseriti nei protocolli di sicurezza in via di definizione in queste ore. La commissione medico-scientifica istituita in Federcalcio si riunirà stamattina in videoconferenza proprio per fare il punto della situazione. Anche perché, come sottolineato dal presidente del Coni, Malagò, “questo è il momento di decidere”, tenendo però sempre a mente che “una cosa è allenarsi, un’altra è fare una partita”. Le conclusioni del gruppo di lavoro presieduto dal prof. Zeppilli arriveranno dopo aver raccolto le relazioni pervenute dalle differenti componenti e dai quattro esperti infettivologi esterni alla commissione. In questa fase verranno indicate solo le linee guida per la ripresa degli allenamenti in condizioni di totale sicurezza (sanificazione delle strutture dei club, screening ad hoc e ripetuti per i calciatori attraverso test molecolari e sierologici, tamponi continui e a carico delle società). L’idea sulla quale si sta ragionando è imporre una sorta di “lungo ritiro” in cui tenere isolate squadre e addetti ai lavori (staff tecnico e sanitario, fisioterapisti, magazzinieri) per ridurre così il più possibile il rischio contagio. Il cronoprogramma del mondo del calcio prevede quindi di cominciare gli esami dal 27 aprile, il ritorno in campo per gli allenamenti dal 4 maggio, e la ripartenza del campionato nell’ultimo weekend dello stesso mese. Scettico sulla ripresa a fine maggio anche l’ex medico della nazionale, Enrico Castellacci, presidente della Associazione italiana medici del calcio. Di certo, appare scontato che se la stagione volgerà al termine lo farà in uno scenario caratterizzato da stadi privi di pubblico. “Il calcio è un gioco che mette a contatto diverse persone, anche se giovani, e se si giocasse sarebbe bene farlo magari a porte chiuse” ha ribadito il professor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, sottolineando che “qualora il Governo decidesse di riaprire anche alcune attività ricreative, come quelle sportive, allora l’importante è che si facciano con la massima sicurezza. La decisione spetta alla politica, grazie alla consulenza del comitato scientifico”. E proprio la politica non sembra voler premere sull’acceleratore. “Vedo molto difficile la riapertura per il calcio e non vedo questo dibattito come prioritario: penso si possa rinunciare per un altro mese” ha affermato la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, dando per scontate le porte chiuse: “Gli stadi pieni li vedremo solo quando saremo in piena sicurezza e cioè quando ci sarà un vaccino”. Questo uno scenario molto in là nel tempo: adesso si pensa al prossimo mese, a rimettere in moto la macchina calcio. Pandemia e governo permettendo.
















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