Scoppia il caso allenamenti
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
CORONAVIRUS/Mentre anche nel calcio aumentano i contagi è guerra società-Aic

ROMA. Sulla grande mappa del mondo del pallone, sono poche le bandierine dei campionati che non si arrendono all'emergenza coronavirus, dalla Svezia alle porte chiuse della Turchia. E ora cominciano anche a spuntare quei puntini rossi dei contagi tra i giocatori, che il resto del pianeta già conosce. L'ultimo grido di allarme arriva da Valencia: cinque casi di Covid-19 nella prima squadra, e tutti in autoisolamento.Un'esperienza dura, quella della 'quarantena' sportiva che in Italia stanno già affrontando Juventus, Inter e altri club. Il caso del Valencia ha tra l'altro avuto un impatto anche sulla Serie A: l'Atalanta che già aveva prolungato l'isolamento precauzionale a casa fino a mercoledì ha annunciato il prolungamento della quarantena dei suoi giocatori di altri nove giorni, fino al 24. In questo caso, nessun margine di lite su allenamenti sì allenamenti no, come sta succedendo tra Assocalciatori e alcuni club: il timore che continuare a correre e a incrociarsi in campo e nello spogliatoio esponga i giocatori a rischi inutili, contro la convinzione che con le dovute misure anche gli atleti possano andare avanti come gli altri lavoratori.Liga spagnola, Ligue 1 francese, Bundesliga tedesca, serie A si sono fermate, e aspettano di sapere cosa deciderà l'Uefa martedì su Europeo, coppe e campionati. Intanto in Italia si litiga su cosa far fare ai giocatori in questi giorni. Ieri anche Lecce e Roma, oltre all'Atalanta, hanno rimandato l'eventuale ripresa della preparazione - consentita dal dpcm che ha detto stop al campionato -: le squadre rimangono appese alla tempistica della ripresa, e alcuni presidenti insistono per la necessità di adottare per i loro giocatori, come lavoratori dipendenti, la stessa linea delle aziende."I calciatori sono lavoratori come tutti gli altri - spiega il giuslavorista Giampiero Falasca - percio' possono allenarsi, ma in maniera differente dal solito per tutelare la loro salute". L'assocalciatori ha parlato di club che vivono "sul pianeta marte", pensando soprattutto a quelle realtà del calcio minore dove non possono essere applicate le misure di cautela, a cominciare dagli spogliatoi, necessarie nell'emergenza coronavi- rus. D'altra parte col fermo di Premier e seconda divisione inglese, i media britannici rilanciano le immagini dei piccoli impian- ti degli 'shires', dove il calcio di terza serie ha attirato miglia di persone incuranti delle paure del resto d'Europa.Con l'Aic si è indirettamente schierato ieri anche il presidente Gravina: "Allenamenti dei calciatori? Se riprendiamo a inizio maggio, lascerei a casa i ragazzi...", le sue parole.Il mancato accordo Lega-Aic è anche frutto dell'incertezza sui tempi, con i club chiamati a trovare una formula per chiudere la stagione, se quando si riprenderà ce ne sara' il tempo. Intanto, di certo c'è la crescita dei casi nel calcio europeo. Dopo Rugani, i cinque della Samp, Vlahovic e altri due giocatori della Fiorentina, la Germania si e' aggiunta con un caso al Paderborn, l'Inghilterra ha aggiunto al tecnico dell'Arsenal, Arteta, la punta del Chelsea Hud-son-Odoi e tre giovani del Leicester, con sei squadre finite in quarantena per incroci pericolosi (ma Pickford, portiere dell'Everton e della nazionale inglese, si è fatto beccare mentre andava a vedere un incontro di pugilato). Anche il calcio aspetta il suo picco, e soprattutto la discesa della curva.
















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