Storico curling azzurro di Antonio
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Giochi/Prima medaglia dell’Italia in questa disciplina: Constantini-Mosaner vincono l’oro

di Antonio Fatiguso
YANQING. Il granito del curling vale oro, tanto oro. L’Italia conquista la sua seconda medaglia del metallo più nobile ai Giochi di Pechino 2022, in una serata storica. Nel doppio misto, Stefania Constantini e Amos Mosaner hanno (ri)battuto in finale 8-5 la Norvegia di Kristin Skaslien e Magnus Nedregotten, coppia nello sport e nella vita, nonché bronzo quattro anni fa in Corea del Sud dopo la squalifica della Russia per doping, a chiusura di un torneo assolutamente perfetto. Undici incontri disputati per altrettante vittorie, praticamente imbattibili. Alla fine dell’emozionante finale, Mosaner ha con molto candore affermato che con un ruolino di marcia così impeccabile “siamo stati i migliori, non abbiamo rubato nulla a nessuno”. È “un sogno che si avvera. È una gioia indescrivibile e sono molto fiera di me stessa ma voglio sottolineare che tutti i tiri che si fanno si fanno in due, siamo una squadra e il lavoro di squadra è stato eccezionale”, ha detto di rimando Constantini, freddissima nel controllo delle emozioni a dispetto dei suoi 22 anni (quattro in meno di Mosaner). Come quando all’ottavo end, il conclusivo, ha bocciato con l’hammer - la sua ultima pietra - le due norvegesi, spingendole fuori dalla zona punti e spegnendo le speranze residue di un pareggio e l’incubo - per l’Italcurling - di un pericolo extra end. “È un oro che passa alla storia, come quello di Jacobs. Grazie Stefania, grazie Amos. Siete l’orgoglio d’Italia”, ha commentato euforico il presidente del Coni, Giovanni Malagò, citando l’impresa del velocista sui 100 m e nella staffetta 4X100 di Tokyo 2020. Eppure l’incontro è partito in salita per la coppia azzurra: al primo end, la Norvegia si è portata avanti per 2-0, ma è stata subito raggiunta nel secondo sul 2-2. Nel terzo, Constantini-Mosaner hanno piazzato un altro punto, mentre la svolta è maturata nell’end successivo con cui l’Italia ha portato il vantaggio a livelli di sicurezza andando al riposo a +4. Il quinto è un end molto tattico. “Siam messi bene”, ha detto Constantini a Mosaner prima della penultima pietra, nell’ambito di una strategia di contenimento. Un punto per i norvegesi, recuperato dall’Italia nel sesto end, sul 7-3. Nel settimo, con grande precisione, Skaslien-Nedregotten (che ha piazzato una bellissima pietra a punto, in un perfetto incastro) hanno dimezzato lo svantaggio, salendo sul 5-7. All’ultimo end, la tensione ha pesato su entrambe le squadre, con tiri a vuoto o mal fatti. Fino alle due pietre norvegesi per il potenziale pareggio: l’hammer di Constantini ha fatto piazza pulita dando l’inizio alle meritatissima festa per la medaglia d’oro storica. Il passaggio del testimone olimpico, del resto, era stato anticipato dall’ultima sfida del girone di lunedì contro i campioni in carica del Canada, battuti 8-7 all’extra end e dopo una doppia misurazione per accertare le pietre a punto. Il podio è così passato da Canada (oro), Svizzera (argento) e Norvegia (bronzo) di PyeongChang 2018 a Italia, Norvegia e Svezia (grazie al 9-3 sulla coppia scozzese Jennifer Dodds - Bruce Mouat della Gran Bretagna), dove è facile fare dell’ironia su chi sia l’intruso. Il curling, nato sugli altipiani nel tardo medioevo scozzese, porta il titolo olimpico di coppia mista nel sud d’Europa, in un Paese che ha una federazione con poche centinaia di tesserati. Proprio questo è l’aspetto più sorprendente dei Giochi olimpici: da esordienti a campioni. Stefania Constantini e Amos Mosaner hanno ribaltato la gerarchia mondiale del curling, lo sport fatto di pietre di granito di 18,6 chili l’una che mette a rischio gomiti e ginocchia, combinando abilità, strategia e precisione, tra posa, posizionamento del piede e accompagnamento della pietra. L’Aftenposten, il più diffuso quotidiano norvegese,hariportatocheSkaslien e Nedregotten “si sono dovuti accontentare della medaglia d’argento”, scontando un quarto end negativo che “è stato fatale”. Di sicuro, anche il Checco Zalone di Quo Vado, nella “civilissima Norvegia”, non avrebbe resistito alle emozioni della coppia azzurra Constantini-Mosaner, lanciandosi in un tifo da stadio da “persone incivili”.
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