“Troppe rivelazioni sui russi”
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
I DUBBI DEGLI 007 AMERICANI. MINERANNO LA CREDIBILITÀ SE NON SUCCEDE NULLA

WASHINGTON. E se dopo aver gridato ‘al lupo al lupo’ il lupo non arriva? E’ uno dei dubbi che serpeggia tra analisti ed ex 007 Usa dopo le numerose rivelazioni americane sulle mosse russe in vista di quello che viene presentato come un imminente attacco in Ucraina, previsto già questa settimana. Rivelazioni che fanno parte di una strategia di comunicazione, in parte già collaudata ai tempi della crisi dei missili a Cuba, per far conoscere al mondo i piani di Mosca e tentare di farli deragliare. Ma alcuni veterani della sicurezza nazionale si chiedono se l’amministrazione Biden non si stia spingendo troppo avanti, magari per tenere uniti gli alleati e non ripetere gli errori fatti con la Crimea o con il ritiro dall’Afghanistan. Con la conseguenza però di mettere a rischio le proprie fonti di intelligence e la credibilità del Paese nel caso gli allarmi risultassero infondati. Come successe con le inesistenti armi di distruzione di massa dell’Iraq, anche se il massiccio dispiegamento di forze russe ai confini ucraini è sotto gli occhi di tutti. “Sono preoccupato sulla credibilità a lungo termine della nostra intelligence con tutte quelle informazioni declassificate”, confida a Politico un ex dirigente della Cia con esperienza sulla Russia. “Se si riveleranno sbagliate, o parzialmente sbagliate, questo minerà la fiducia dei nostri partner sulle informazioni che diamo loro o, francamente, quella dell’opinione pubblica”. Le rivelazioni americane “sono quasi in tempo reale.... è il mondo in cui viviamo ora”, osserva Calder Walton, uno storico dell’intelligence ad Harvard, ammonendo però sull’alto rischio di questa strategia, soprattutto se le informazioni risultassero errate. Un altro dubbio arriva da un ex dirigente del Consiglio per la sicurezza nazionale esperto di Russia, secondo cui più informazioni vengono diffuse dall’amministrazione Usa più è probabile che il Cremlino tracci le fonti e i metodi usati per ottenerle, mettendo in pericolo gli asset americani, comprese vite umane. “Quante maledette volte hanno bisogno di mettere in guardia che qualsiasi cosa può essere imminente?”, si chiede, dopo che anche la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki è stata costretta a fare marcia indietro su questo aggettivo. “La prossima volta non sapremo quali sono i piani dei russi perché non useranno quei canali da cui sanno che noi attingiamo”, aggiunge l’ex dirigente, spiegando che se può avere un senso svelare le tattiche di Mosca “è il volume di cose specifiche che crea un problema”. Insomma, troppa carne al fuoco, con il rischio che l’allarme si trasformi in allarmismo. Ma il segretario di Stato Antony Blinken è convinto che “il miglior antidoto alla disinformazione sia l’informazione”, mentre i dirigenti dell’amministrazione assicurano che le informazioni fatte trapelare sono solo una piccola parte di quelle raccolte e vengono attentamente vagliate per non compromettere fonti e metodi. Joe Biden, dal canto suo, confida di risalire nei sondaggi con questa gestione risoluta e attiva della crisi. Convinto che, se i moniti di un’invasione si riveleranno errati, tutti ne saranno contenti e potrà forse intestarsi il merito di aver sventato una guerra.
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