Trump punta dritto al 2024
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
L’EX PRESIDENTE IN IOWA RILANCIA LE ACCUSE DI BROGLI E IL PARTITO È DI NUOVO CON LUI

WASHINGTON. “Trump ha vinto”, grida ripetutamente una folla osannante di migliaia di persone. “Sì, ha vinto”, risponde in terza persona l’ex presidente, rilanciando le infondate accuse di brogli e attaccando Joe Biden su tutti i fronti nel suo comizio notturno a Des Moines, Iowa, lo Stato che tradizionalmente lancia le primarie per la corsa alla Casa Bianca e incorona di solito il futuro commander in chief. “I democratici ci stanno portando sul baratro ma ci riprenderemo l’America e la renderemo nuovamente grande”, promette, rispolverando il suo slogan Make America great again. Il tycoon non ha annunciato formalmente la sua seconda candidatura ma tutto lo lascia supporre: i toni del suo discorso, gli operativi in Iowa appena ingaggiati, la crescente raccolta fondi, una base elettorale ancora fedele ed entusiasta convinta che stia già correndo, i sondaggi a favore, un partito che si è riallineato dietro a lui. Per ora i democratici e i grandi network americani lo ignorano ma presto potrebbero dover rifare i conti con il tycoon. “Se riesce a tornare alla presidenza nel 2024, la democrazia è finita perché accadrà sull’onda di una menzogna, una fiction”, ha ammonito l’ex consigliera per la sicurezza nazionale Fiona Hill. Accolto con ovazioni, Trump ha ribadito falsamente di aver vinto in Arizona, Georgia e Pennsylvania e che i dem hanno “rubato” le elezioni allargando il voto anticipato col pretesto della pandemia, anche se “c’è più gente che muore di Covid nel 2021 che nel 2020, nonostante ora ci sia il vaccino”. Non ha risparmiato né il dipartimento di Giustizia né la Corte suprema, che non hanno fatto niente “per paura”. Ma lui, ha precisato, non ha “mai concesso la vittoria, a differenza di Hillary Clinton”. Del resto pochi giorni fa aveva osato dire che “la vera insurrezione” sono state le elezioni, non l’assalto al Capitol dei fan da lui istigati per impedire la certificazione della vittoria di Biden. Una vicenda oggetto di un’inchiesta della Camera che lo sta mettendo sempre di più nel mirino e che il tycoon sta tentando di bloccare usando il privilegio esecutivo. Nelle due ore di comizio il tycoon ha accusato il suo successore e i dem a 360 gradi: dalla capitolazione a Kabul a favore dei talebani al pericolo dei rifugiati afghani, dall’emergenza immigrazione alla frontiera col Messico all’intenzione di aumentare le tasse e approvare “la spesa più alta della storia americana” con i due piani da oltre 4.000 miliardi per le infrastrutture e il welfare. Ma la vera novità della serata è stata la presenza al suo fianco dello stato maggiore del partito in Iowa, alla ricerca del suo endorsement per la riconferma nelle elezioni di Midterm del prossimo anno, come il potente senatore Chuck Grassley, che a 88 anni insegue il suo ottavo mandato, e il governatore Kim Reynolds. Insieme a loro c’erano anche i deputati Mariannette Miller-Meeks e Ashley Hinson, l’ex attorney general Matt Whitaker e il presidente del Gran Old party Jeff Kaufmann. Trump aveva già tenuto comizi dopo aver lasciato la Casa Bianca ma finora nessun eletto repubblicano di tale livello era apparso con lui. Segno che le critiche e i distinguo di nove mesi fa dopo l’attacco al Congresso sono acqua passata. E che Trump mantiene il controllo del partito, permettendosi anche di fustigare il leader del Senato Mitch McConnell per l’accordo con i dem sul tetto del debito e per non aver avuto “il coraggio di sfidare l’esito delle elezioni”.
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