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Welcome Ibrahimovic

Milan/Dopo due stagioni a Los Angeles: “Questa è casa mia, aspetto tutti a San Siro”


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MILANO. Il filo rosso che lega le prime quattro tappe dell’Ibrahimovic-bis al Milan è l’elettrizzante eccitazione dei tifosi. All’uscita dei voli privati di Linate Zvominir Boban deve supplicare per creare un varco tra la folla; alla Madonnina la vettura viene letteralmente presa d’assalto da un centinaio di persone in delirio, disposte ad aspettarlo al freddo per tre ore e mezza; a Casa Milan basta un breve cenno con la mano da dietro un vetro chiuso per scatenare i cori dei trecento invasori della nuova rotatoria Kilpin e alimentare gli sfottò (“chi non salta nerazzurro è”) contro l’Inter capolista; a Milanello la sicurezza preferisce far entrare lo svedese da un ingresso secondario per evitare la calca ai cancelli. Un delirio già vissuto recentemente per gli arrivi di Leonardo Bonucci e Gonzalo Higuain, giocatori nel fiore degli anni che hanno lasciato però ricordi alterni nella loro esperienza rossonera: Ibrahimovic va per i 39 anni ma da queste parti ha lasciato un segno profondo e non è mai stato dimenticato, ultimo grande monumento di un Milan vincente. Un affetto sempre contraccambiato, nonostante il suo lungo peregrinare tra Parigi, Manchester e Los Angeles. “Il Milan è casa mia - le sue parole -, sono molto contento per questo mio ritorno. È una grande emozione per me, sono stato in altre squadre ma finalmente sono tornato. Questo è l’importante. Sto aspettando tutti a San Siro e spero di far saltare ancora questo grande stadio in cui ho grandi ricordi come prima. Sono qui per aiutare il club”. Senza paura, con la “stessa voglia”, “fame” e “fiducia in se stesso” di sempre. E il solito spirito guascone: “Nelle ultime settimane ho parlato più con Boban e Maldini che con mia moglie”. Una giornata frenetica: lo sbarco, le visite, la firma sul contratto di sei mesi (con rinnovo automatico allo scattare del raggiungimento del 50% delle presenze), la foto tra gli Stati Maggiori, la scelta della maglia 21 (“il numero del figlio maggiore”), il saluto a Pioli e allo staff, il primo allenamento - personalizzato in palestra - e poi il rientro in hotel, dove riposerà in vista della conferenza e del primo impatto con lo spogliatoio di oggi. Ibrahimovic dovrà presentarsi a tutti i suoi nuovi compagni (del 2012 è rimasto solo Bonera, ora collaboratore tecnico) e, in caso di necessità, metterli in riga con la forza dell’esempio. “Carico e motivato”, lo definisce così chi lo ha accompagnato per tutto l’arco della giornata. La dimostrazione è nella prima sessione di lavoro a Milanel- lo: 45 minuti di lavoro che non erano stati programmati in precedenza per essere a disposizione il prima possibile, con il mirino messo realisticamente sulla gara di Coppa Italia sulla Spal. Anche se lui vorrebbe già essere in campo lunedì contro la Sampdoria. Anno nuovo, stesso Ibrahimovic.

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