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È l’ora dell’orgoglio tricolore

EUROPEI/I TANTI ITALIANI DI LONDRA ACCENDONO GLI ENTUSIASMI DI UNA DOMENICA STORICA


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LONDRA. Cuore azzurro e orgoglio di una comunità che è minoranza solo in rapporto al tifo inglese. I tanti italiani di Londra accendono l'entusiasmo di una domenica di 'pride’ anche tricolore per la sfida della finale degli Europei contro l'Inghilterra, preparandosi a farsi sentire e vedere non solo nel settore di Wembley dove sono attesi circa 10.000 connazionali espatriati nel Regno Unito - e mille in arrivo dalla Penisola in seno alla 'bolla’ della Figc autorizzata in esenzione dalla quarantena Covid - sommersi da oltre 55.000 tifosi dei Bianchi, ma ovunque possibile: nelle case, dai balconi, in ristoranti o pub 'amici’: come fra i tanti il Bunga Bunga Bar, esempio della capacità di far business pure sui cliché che talora ci perseguitano. Per gli 'expat' nostrani, circondati da una miriade di vicini che da giorni sventolano con crescente euforia la bandiera bianco-rossa con la croce di San Giorgio, molti dei quali convinti questa volta (dopo 55 anni di attea dal solitario trionfo dei mondiale del 1966) di avere già la coppa in mano, sul piatto c'è del resto più di una singola partita di calcio nel confronto fra le nazionali di Roberto Mancini e di Gareth Southgate per il titolo continentale rinviato dal 2020 al 2021 causa pandemia. Tanti i sentimenti in gioco in una città nella città formata da 700mila persone secondo le stime: da quelli di chi deve tanto, forse tutto, alla Gran Bretagna per l'opportunità d'una vita nuova, ma tanto ha anche dato all'isola; a quelli di chi non ha superato una sorta di risentimento per la Brexit, sbandierata come un destino dal primo ministro Boris Johnson; fino a quelli di chi ne fa una questione di sfottò e di resa dei conti sportiva con una rivale calcistica storica. In una Londra peraltro cambiata profondamente dallo scenario dell'ormai remoto 1973 in cui gli Azzurri di Valcareggi espugnarono per la prima volta il tempio di Wembley, battendo "i Maestri" grazie a un gol di Fabio Capello, e gli italiani in riva al Tamigi erano assai meno numerosi e vari: rappresentati allora soprattutto da una generazione di camerieri, o immigrati affini, in cerca di rivincite sociali. Il desiderio di esserci e di dar fiato a una nazione intera - poiché quasi solo i residenti possono tifare Italia allo stadio a causa delle perduranti restrizioni sanitarie, ora anche sullo sfondo alla nuova variante Delta del corona- virus - si è tramutato in una vera corsa ai biglietti. "Avevo ormai perso le speranze, poi sono riuscito a trovarne tre acquistandoli dal sito Uefa", racconta Pietro Sanna. La sua vicenda accomuna non pochi compatrioti che si sono fatti una famiglia Oltremanica. "Personalmente non frequento molti italiani qui, mia moglie è inglese come quasi tutti i miei amici; ma proprio per questo non c'è squadra peggiore con cui perdere, mentre batterli sarebbe un sogno". Poi, forse pensando alla moglie, Pietro precisa: "Nessun rancore per carità, mi farebbe molto piacere se l'Inghilterra vincesse, ma non certo contro di noi". Altri si mostrano meno inclini al fair play, in risposta alla baldanza di un tifo english che in queste ore contagia un po’ tutti: brexiteer e non, conservatori e laburisti, giovani e anziani, tanto da generare per contrappasso sentimenti prevalentemente filo italiani in quasi tutti gli altri Paesi d'Europa, oltre che naturalmente - all'interno del Regno - tra gli irriducibili 'cugini scozzesi. Come Paolo, grafico freelance arrivato più di recente nella capitale britannica da Milano. "Il significato della finale - sentenzia dal suo punto di vista - va oltre la sfida calcistica. Non mi sembra giusto che l'Inghilterra vinca un europeo dopo la Brexit, anche se pallone e rapporti internazionali sono cose molto diverse. La riprova è che le tifoserie delle altre nazionali del continente di sicuro saranno con noi". Intanto sui social media gli italo- londinesi si scambiano informazioni su come sostenere gli Azzurri. E ci sono i burloni che invitano tutti al Bunga Bunga Bar, aperto a Battersea da due imprenditori intenzionati a fare ironia sulle 'notti di Arcore’. Non manca tuttavia la paura di scomparire di fronte alla massa degli inglesi, pronti a dominare gli spalti di Wembley e ad affollare le strade di Londra malgrado le raccomandazioni della polizia alla prudenza, a partire dalle 'fan zonè, le aree riservate di Trafalgar Square o Tower Bridge i cui posti davanti ai maxischermi vengono assegnati per estrazione.

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